Accusa l’amico conosciuto su Facebook: "Ha abusato di me nel parcheggio"

Operaio a processo per violenza su minore. Il pm chiede 5 anni

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Prato, 6 aprile 2018 - Le versioni sono discordanti. Lei dice di aver subito violenza sessuale da parte dell’amico, lui si difende sostenendo che quel rapporto era consenziente. Un’accusa pesante quella della ragazza (che all’epoca era minorenne) per la quel ieri il pubblico ministero Lorenzo Boscagli ha chiesto una condanna pesante, in rito abbreviato, a cinque anni per un operaio di origine albanese, 27 anni e regolare, difeso dall’avvocato Gabriele Terranova. Un fascicolo che fu aperto dall’allora pubblico ministero Antonio Sangermano, e poi passato nelle mani del collega Egidio Celano. Il giudice, Angela Fantenchi, ha rinviato la decisione a fine aprile.

Una storia scabrosa che risale al luglio del 2014 quando i due giovani si erano appena conosciuti su Facebook e avevano cominciato a frequentarsi. La violenza sarebbe avvenuta durante uno dei primi appuntamenti. La ragazza rimase fortemente turbata da quel primo incontro tanto da confidarsi con la madre che presentò denuncia ai carabinieri. La sedicenne raccontò dell’appuntamento con il giovane albanese conosciuto su Facebook. I due decisero di incontrarsi in centro per uscire insieme. Quella che doveva essere una piacevole uscita estiva a due finì nel peggiore dei modi. Secondo il racconto della ragazza, anziché andare a mangiare una pizza o a fare due passi insieme, l’operaio si diresse verso un parcheggio nella zona di viale Galilei con l’intento di avere un rapporto sessuale con lei. La giovane, però, oppose subito resistenza. A quel punto, l’albanese l’avrebbe violentata costringendola contro la sua volontà a subire un rapporto sessuale completo.

Dopo l’abuso, la vittima sarebbe stata riaccompagnata in centro e scaricata in mezzo di strada. Anche sulla ricostruzione dei giorni successivi alla violenza in automobile, le versioni fra i due sono contrastanti. La ragazza avrebbe telefonato all’albanese il giorno successivo per rivedersi la sera. Un invito che venne declinato in malo modo. La giovane si sarebbe, poi, sfogata con un’amica scrivendole alcuni sms il cui contenuto non è mai stato svelato durante il processo. Al momento della denuncia, fu disposto anche sequestro dell’auto dove si sarebbe consumata la violenza sessuale alla ricerca di tracce organiche. Durante il processo la ragazza si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Giuseppe Nicolosi. A breve arriverà la sentenza.

Laura Natoli