
di Elena Duranti
PRATO
E’’ partita la prima azione collettiva "Indennizzo lockdown" a cui prendono parte centinaia di imprese in tutta Italia. A Prato 20 adesioni da parte di aziende che operano nei settori della ristorazione, dell’immobiliari e del tessile. A lanciare l’azione collettiva è il team di professionisti della piattaforma Difendimi.com che garantisce agli iscritti un costo legale certo e accessibile a tutti, informazioni facili su come e se aderire alla causa, documentazione sempre a portata di click, compresa la possibilità di controllare l’avanzamento della pratica a livello giuridico. Si tratta di un’azione collettiva - dicono i promotori - in difesa degli imprenditori che sono stati costretti alla chiusura forzata delle proprie attività, disposta dai dpcm firmati dal presidente del consiglio con l’intento di arginare la pandemia da Covid-19.
Il costo per partecipare alla class action è di 150 euro più Iva se si sceglie l’invio on line e di 200 euro più Iva se l’invio della documentazione è cartaceo. A spiegare l’iniziativa è Silvia Malandrin, co-fondatrice e responsabile relazioni esterne del portale: "Rappresentiamo la prima piattaforma on line di difesa per il cittadino e le imprese, un ’incubatore’ di cause collettive che possono avere diverse tematiche. All’attivo ci sono cause per ottenere un indennizzo a ristoro dei danni conseguenti il lockdown, ma anche cause dirette a tutelare gli interessi dei lavoratori pubblici o privati e a breve quella diretta ai medici impegnati nella reperibilità oltre a cause per il recupero delle accise illegittimamente versate dalle imprese. Punto di forza della piattaforma - aggiunge - è l’accessibilità da parte del cittadino o dell’impresa a tutti i servizi di gestione della causa ad un costo assolutamente contenuto e con tempi rapidi giacché la procedura seguirà un iter prettamente on line. Importante è altresì il fatto che Difendimi.com è accessibile anche a quei legali che hanno una iniziativa giudiziaria da proporre". L’azione riguarda anche le aziende che hanno ottenuto i cosiddetti ristori: importi comunque non sufficienti da poter essere considerati alla stregua di indennizzi ai sensi del codice civile. Secondo i dati Istat il 42,8% delle imprese italiane ha presentato domanda per misure di sostegno alla liquidità, ma solo il 15% le ha ottenute. Tra gli studi legali italiani che hanno aderito al progetto c’è anche lo studio Iblaw di Prato, che fa capo all’avvocato Francesca Bignami. "Molte aziende continuano a rischiare la chiusura anche nel 2021 con relativa perdita di migliaia di posti di lavoro", sottolinea Bignami. "Nessuno giudica l’operato del governo, nessuno recrimina la chiusura forzata per tutelare la salute pubblica, bensì la causa mira all’applicazione dell’articolo 2045 del codice civile che prevede la possibilità per il danneggiato di chiedere al giudice la determinazione di un equo indennizzo a fronte di un danno cagionato da un soggetto che ha agito con il lockdown per salvare la persona da un pericolo". Quindi la proposta di Difendimi.com terrà conto della differenza tra i ricavi del 2019 rispetto a quelli del l 2020, senza limitazione alcuna dei due terzi rispetto all’anno precedente. Così l’indennizzo non potrà corrispondere alla perdita economica, ma sarà ancorato a criteri effettivi.