Il 2025 sarà un anno speciale per la sezione di Prato del CAI, che compie 140 anni. Fu il professor Emilio Bertini - "insegnante del Collegio Cicognini e sacerdote finché le sue inquietudini civili e sociali non lo indussero a deporre la tonaca", come evidenzia anche Enzo Maestripieri nell’introduzione della nuova guida – a volere una società alpina nella nostra città. Era il 1885 e il Club Alpino Italiano a Prato dipese dalla Sezione di Firenze per dieci anni, finché non si costituì come sezione autonoma, appunto nel 1895. I 26 soci fondatori la istituirono intitolandola proprio a Bertini, scomparso a 50 anni nel 1886.
Bertini scrisse di escursionismo occupandosi delle Alpi Apuane e fu il primo a trattare l’area del lucchese Orrido di Botri, soprattutto fu il precursore dell’escursionismo in questa sezione d’Appennino. "Apostolo dell’alpinismo pratese", fu scritto sulla lapide della sua tomba.
Nacque a Prato il 22 febbraio 1836. Conclusi gli studi umanistici, venne ordinato sacerdote nel 1860, ma in seguito all’unità d’Italia abbandonò l’abito talare. Ricoprì l’incarico di insegnante al Cicognini e condusse la Biblioteca popolare circolante fondata da Antonio Bruni. Nel 1881 Bertini scrisse una Guida della val di Bisenzio che non ha solo aperto la strada alle pubblicazioni del secolo successivo: prima ancora ha dato modo ai volontari del CAI, proprio sulle sue orme, di dar vita alla fitta rete sentieristica fruita ancora oggi dagli escursionisti. Con il suo girovagare nelle valli del Bisenzio e dei suoi affluenti, toccando i paesi sulle coste e le vette più alte, ha saputo narrare tanto le bellezze naturalistiche quanto le peculiarità culturali di ogni più piccolo centro abitato dell’Appennino. Molti dei sentieri attuali sono tracciati proprio sulla base degli itinerari pensati e raccontati da Bertini; altri sono stati tracciati nel corso del tempo, in primis da Riccardo Barni, uno dei soci storici della sezione pratese del CAI, appassionato e profondo conoscitore del nostro territorio.