Ultimatum di Biffoni: "Subito una soluzione"

Il sindaco vuole un sistema a regime già a partire da lunedì: "A rischio la tenuta sociale della città, non ce lo possiamo permettere"

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"L’azienda sanitaria precisa che dal giorno 24 al 27 ottobre, il tempo massimo di risposta per i referti dei tamponi è stato di 3 giorni. A Prato circa il 73% di tamponi viene analizzato il giorno successivo l’accettazione, mentre circa l’85% in 2 giorni". È la nota diffusa nel tardo pomeriggio di ieri dall’Asl Toscana Centro dopo le proteste dei cittadini e delle istituzioni sui ritardi dei referti. Chissà se questi dati sono stati visti dal sindaco Biffoni e dallo stesso direttore del dipartimento di igiene Renzo Berti, che ieri ha ammesso ritardi e promesso miglioramenti. La situazione che raccontano i cittadini non è quella che fotografano i dati diffusi dall’Asl secondo la quale oltre il 70% dei tamponi viene analizzato il giorno successivo all’accettazione e l’85% in due giorni. I conti non tornano e le proteste quotidiane in Comune e anche alla nostra redazione lo testimoniano. Pur ammettendo un timido miglioramento il sindaco Biffoni resta fermo sulla propria posizione e chiede risposte certe in tempi ragionevoli, ossia non oltre le 48 ore. In gioco c’è la tenuta sociale della città: migliaia di persone sono tutt’ora bloccate in casa in attesa dell’esito di un tampone fatto da giorni, con problemi enormi che si riversano sul lavoro e sulla gestione familiare. Negli ultimi due giorni c’è stato qualche lieve miglioramento del meccanismo di esecuzione e risposta dei test, ma ancora siamo ben lontani da una situazione accettabile. "Qualcosa nelle ultime ore si è mosso, ma ancora non siamo a regime – attacca Biffoni – Una settimana per conoscere l’esito di un tampone non è accettabile. L’Asl mi aveva assicurato che in questa settimana la situazione sarebbe tornata alla normalità: come amministrazione monitoriamo giorno dopo giorno l’evoluzione, lunedì sono pronto a tornare alla carica. Ora il tempo è scaduto". In Comune, ogni giorno, arrivano segnalazioni di persone in attesa della risposta del tampone: oggi serve oltre una settimana di tempo, fino al record di dieci giorni, per sapere se si è positivi o negativi. Tempo durante il quale i cittadini sono costretti a restare isolati (non c’è un obbligo di legge, ma lo impone la responsabilità) con problemi che si riversano sul lavoro (in attesa delle risposte non può essere attivata la malattia) e sui figli. Non sono rari i casi di genitori bloccati in casa in attesa delle risposte del tampone che non possono accompagnare i figli a scuola o studenti che perdono giorni di lezione in attesa di sapere se sono positivi o meno. La situazione è arrivata al limite e il sistema non è mai andato a regime. Fin da subito il meccanismo si è impantanato generando caos e proteste. "Senza certezze il tessuto sociale è a rischio: i cittadini devono avere la possibilità di conoscere lo stato della propria salute in tempi ragionevoli che non possono superare due giorni – chiude Biffoni –. I ritardi dei referti sono un problema diffuso non solo della nostra città, ma il tempo di risposta delle analisi è il vero punto sul quale battere. Sono pronto a tornare all’attacco con l’Asl".

Silvia Bini