Tratta dei baby calciatori. C’è anche un carabiniere

Ancora nei guai l’ex patron Toccafondi e Vignoli. Avrebbero favorito l’ingresso illegale dei ragazzini aggirando le norme Fifa

Paolo Toccafondi compare in entrambi i filoni dell’inchiesta  che è stata chiusa dopo un anno di indagini della procura

Paolo Toccafondi compare in entrambi i filoni dell’inchiesta che è stata chiusa dopo un anno di indagini della procura

Prato, 12 luglio 2018 - ​ La maxi inchiesta si chiude anche sul fronte del settore più prettamente sportivo con la contestazione a Toccafondi di aver favorito l’ingresso illegale di baby calciatori in Italia. Accusa per cui tutti gli altri indagati, eccetto il segretario del Prato, Alessio Vignoli, hanno già patteggiato la pena uscendo di scena. Tutta l’inchiesta ha preso le mosse dal sospetto che il patron dell’Ac Prato insieme all’ex presidente della Sestese, Filippo Giusti, avessero messo in piedi un sistema per far entrare in Italia giovani promesse del calcio portandoli dall’Africa con lettere di invito per stage sportivi. I ragazzi, quasi tutti minorenni, sarebbero dovuti essere stati accompagnati dai genitori, come prevedono le regole Fifa sui minorenni, ma questo non sarebbe accaduto. A Toccafondi viene contestato di aver favorito l’ingresso illegale di quattro ragazzi fra cui l’ivoriano Koumè, ora in forze al Cittadella dopo una stagione con la maglia del Prato e ora, secondo le indiscrezioni, pronto a passare al Genoa. Il piano di Toccafondi sarebbe stato quello di portare in Italia giovani promesse del calcio per poi farle tesserare in grandi club e prendere una percentuale.

L’inchiesta  è partita dalla denuncia di un allenatore ivoriano della Sestese, Gbane, che fece causa per il contratto di lavoro. Anche l’allenatore arrivò in Italia con una lettera di invito per stage sportivo e come accompagnatore dei quattro ragazzi, due dei quali molto piccoli. In realtà Gbane andò a fare l’allenatore alla Sestese con contratto di lavoro, in barba alle norme sull’immigrazione. Dopo la causa, Toccafondi fece prendere la patria potestà dei due ragazzi più giovani al segretario del Prato, Vignoli, presentando al Tribunale di Prato una dichiarazione dell’allenatore ivoriano. Dichiarazione che Gbane sostiene di non aver mai fatto. Motivo per cui Vignoli e Toccafondi sono ora accusati anche di induzione in errore del giudice che concesse la patria potestà al segretario. E’ a questo punto che entra in scena pure un carabiniere, Goffredo Brienza, prima in servizio alla stazione di Vaiano, e ora trasferito a Firenze, che avrebbe consultato abusivamente il sistema Sdi in uso alle forze dell’ordine per avere informazioni su Gnabe da passare a Toccafondi. Al carabiniere viene contestato l’abuso d’ufficio e a Toccafondi, il concorso in abuso di ufficio. Infine, l’episodio del giovane calciatore Davilla che uno anno fa era lì lì per andare alla Fiorentina. Il ragazzo arrivò in Italia con quella che si credeva essere la madre naturale, ma che in realtà risultò essere la zia in barba alle norme Fifa per l’ingresso dei baby calciatori in Italia. Un’indagine condotta dalla squadra mobile e seguita direttamente dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli che dopo un anno di colpi di scena ora arriva a conclusione. Resta la decisione sulle richieste di rinvio a giudizio.

Laura Natoli