Scuola media Pontormo, classe II A

Gli studenti hanno sperimentato Gpt 3.5, un chatbot che formula risposte e testi su tanti argomenti

Scuola media Pontormo, classe II A

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"Sono un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI, basato sull’architettura GPT-3.5. Sono qui per rispondere alle tue domande", Si autodefinisce così, in uno dei tanti modi in cui risponde alla domanda "Chi sei?", ChatGPT, un chatbot di ultima generazione, specializzato nella conversazione con gli esseri umani e basato sull’Artificial Intelligence (AI), capace di generare in brevissimo tempo testi di varia lunghezza, tipologia e complessità in base alla richiesta dell’utente: una semplice mail, una traduzione, la risoluzione di un quesito, un saggio scientifico e tanto altro ancora (su dati aggiornati al 2021). Come già altri sistemi (Siri, Alexa), ChatGPT apprende in modo costante ed automatico dati dal web ed è programmata per fornire risposte “coerenti” in base a miliardi di parametri e di logaritmi presenti in rete.

Disponibilità quasi illimitata di dati, versatilità e velocità di azione hanno suscitato tanto entusiasmo, ma anche qualche timore: le AI prenderanno il sopravvento sull’uomo? In futuro i “potenti” tramite le AI avranno il potere di controllare e manipolare i dati e dunque di determinare le sorti dell’umanità?

Al di là di ogni visione fantascientifica e apocalittica, bisognerà senza dubbio stare più attenti alla tutela della privacy, alle fake news, alla diffusione di algoritmi discriminatori che potrebbero, ad esempio, amplificare stereotipi e discriminazione. Anche l’UE, del resto, sta lavorando ormai da anni per regolamentare i sistemi di intelligenza artificiale, a tutela dei diritti fondamentali quali, fra gli altri, la dignità umana e la sicurezza. In ambito scolastico il comprensibile timore è che gli studenti possano spacciare per propri i contenuti, a volte non del tutto accurati o esatti, generati dall’AI. Anche se già altri software sono in grado di individuare tale eventuale “inganno”, alcune scuole pubbliche, ad esempio quelle di New York, hanno recentemente bloccato l’accesso a ChatGPT sui computer e sulle reti scolastiche; ma siamo davvero sicuri che a scuola questa caccia alle streghe sia la strategia giusta? Di certo la vita è sempre più “onlife” (come dice il prof. L. Floridi), siamo in piena rivoluzione digitale e il progresso informatico non si ferma: e-commerce, e-learning, e-banking, e-working, solo per fare qualche esempio; si vive nella dimensione digitale, dal cellulare in tasca ai satelliti.

Insomma, le AI non sembrano destinate a sparire: conviene imparare ad utilizzarle in modo consapevole, per gestirne le criticità ed evitarne usi impropri e dannosi, in una prospettiva di sostenibilità psicologica, sociale e ambientale che tuteli i diritti umani e il pianeta; anche perché, ricordiamolo, esse non hanno un codice etico proprio.