"Ricchi senza lavorare". Scatta il maxi sequestro

Di nuovo nei guai i fratelli Curto, protagonisti della terribile Gang del Soccorso. Dda e Questura firmano la misura di prevenzione patrimoniale per 220.000 euro

L'avvocato Leonardo Pugi

L'avvocato Leonardo Pugi

 

Una sproporzione fra il reddito dichiarato e il tenore di vita. Auto di lusso, case, quote di capitale di una società di compravendita di auto. Gli stipendi però non erano tali da giustificare operazioni finanziarie di quella portata, neppure quelli dei familiari stretti. Stipendi che non avrebbero permesso neppure di sostenere le spese per il sostentamento di tutti i giorni. E poi c’erano i precedenti per furti e rapine (almeno dieci anni di reati) che avevano insospettito gli investigatori. Due soggetti "dalla pericolosità sociale conclamata" che hanno portato la Dda di Firenze a emettere nei confronti dei fratelli Alessandro e Christian Curto le misure di prevenzione antimafia con il sequestro di beni (destinato alla confisca) per un valore di 220.000 euro. Confisca che scatterà se i due fratelli, noti per essere stati fra i protagonisti della Gang del Soccorso (la terribile banda che per anni ha messo a ferro e fuoco le strade del quartiere con rapine e scippi violenti), non riusciranno a dimostrare che i soldi in loro possesso sono frutto di attività lecite. I Cutro, difesi da Leonardo Pugi, ne avevano combinate troppe, nonostante la loro giovane età – 31 e 27 anni – per passare inosservati. A mettere in moto l’inchiesta sul loro conto è stato l’arresto della polizia del 18 agosto scorso, quando vennero sorpresi di notte mentre cercavano di entrare in casa di un cinese. Furono arrestati per tentato furto e finirono in carcere. Christian è sempre alla Dogaia perché quando venne fermato stava finendo di scontare una condanna a tre anni con l’affidamento in prova, mentre Alessandro è ai domiciliari (concessi dal giudice di Prato Chesi) con braccialetto elettronico. Ora arriva il sequestro di beni.

La misura di prevenzione è stata eseguita dalla polizia su disposizione del tribunale di Firenze. Si tratta della stessa misura usata per i mafiosi o, come in questo caso, per i soggetti ritenuti pericolosi per la società. Il provvedimento accoglie la proposta firmata dal procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, e dal questore di Prato, Giuseppe Cannizzaro, e riguarda il sequestro finalizzato alla confisca di 220.000 euro, di cui 155.000 di beni immobili e 65.000 per quote societarie e beni mobili registrati. La divisione anticrimine della Questura ha sequestrato ieri la casa, intestata alla fidanzata di uno dei due, ritenuta nella disponibilità dei fratelli e le quote capitale della società di Agliana per la compravendita di veicoli costituita dal fratello più giovane che risulta amministratore unico.

Le indagini patrimoniali sono partite dalla ricostruzione di pericolosità sociale dei Curto, gravati da un numero esorbitante di condanne e denunce per reati contro la persona e il patrimonio. In dieci anni i due si sono resi responsabili di una serie di furti e rapine tali da consentire l’accumulo illecito di soldi che non sarebbero potuti derivare dai redditi dichiarati. I reati, secondo gli inquirenti, sono stati commessi senza soluzione di continuità e interrotti soltanto dai molti periodi di detenzione. L’udienza è stata fissata a marzo. "E’ la legislazione del doppio binario, gravosa perché non segue le garanzie del processo ordinario. Ci sono profili di costituzionalità che vanno garantiti", ha detto l’avvocato dei Curto, Leonardo Pugi.

L.N.