
Il mistero resta fitto intorno al movente che ha scatenato la furia omicida di Christian Ottavi nell’appartamento di via Firenze a La Querce. Il debito di 500 euro che Mirko Congera, 44 anni, avrebbe avuto nei confronti del suo presunto assassino, 43 anni, amico e vicino di casa, non viene considerato dagli inquirenti un motivo sufficiente a far scattare una violenza simile a quella che ha portato alla morte dell’uomo. Di quel presunto debito i carabinieri del nucleo investigativo sono venuti a conoscenza nel corso dei due colloqui avuti con la compagna di Congera, Daniela Gioitta, 42 anni, rimasta gravemente ferita alla gola per mano della stessa persona che ha ucciso Mirko. Gli investigatori da subito hanno ritenuto la pista economica come quella più probabile, ma altre ipotesi non vengono assolutamente scartate a priori in un’indagine che si sta rivelando lunga e complessa. Al silenzio di Ottavi, reiterato anche nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto e dell’interrogatorio di garanzia avvenuto venerdì mattina via web per le misure di sicurezza anti-Covid (lui in carcere alla Dogaia, il sostituto procuratore Vincenzo Nitti e l’avvocato difensore Gabriele Braschi nell’aula del tribunale con il gip Francesco Pallini), si affianca intanto lo studio dei messaggi sms contenuti nella memoria dei cellulari dei due uomini. Gli argomenti dei messaggi, però, sono neutri e non fanno pensare a motivi di attrito fra Mirko e Christian. "Ciao, ci si vede per mangiare insieme". O ancora "Vediamoci fra mezz’ora". Niente di più. Frasi che non portano traccia di possibili contrasti e senza esplicite richieste di denaro da parte di uno nei confronti dell’altro. Il lavoro degli investigatori dei carabinieri si sta rivelando così particolarmente impegnativo, nonostante l’arma del delitto sia già stata trovata e il presunto assassino sia detenuto in carcere. L’autopsia eseguita sul corpo di Congera parla di una decina di coltellate inferte dall’omicida fra cui quella mortale al collo: un fendente che non ha dato scampo alla vittima, recidendogli carotide e giugulare. Non è escluso che nei prossimi giorni gli investigatori chiedano che vengano estrapolati dai cellulari dei due uomini anche i testi di messaggi Whatsapp eventualmente cancellati, affidando l’incarico ad un perito. Anche in questo caso, però, gli investigatori temono di ricavare poco o niente e di trovarsi di fronte a messaggi dello stesso tenore di quelli già visionati. E allora qual è il segreto nascosto dietro al silenzio di Ottavi? La prossima settimana il pm titolare dell’inchiesta andrà alla Dogaia per interrogare il presunto assassino, come pure dovrà ascoltare la convivente ancora ricoverata al Santo Stefano dopo l’intervento che le ha salvato la vita: due snodi importanti per lo sviluppo dell’indagine .
Sara Bessi