Prato, prostituzione e droga: due donne a capo dell’organizzazione. “Parla un pentito cinese”

La donna residente nella città laniera aveva imposto, sia alla 'collega' della cellula romana sia ai fornitori cinesi in Grecia, il pagamento di un vero e proprio "dazio" di un euro a testa, da versare direttamente a lei, per ogni grammo di stupefacente introdotto in Italia

Carabinieri

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Prato, 24 marzo 2024 – Smantellata dai carabinieri di Roma un’organizzazione dedita al traffico di droga e allo sfruttamento della prostituzione. La ‘cellula madre’ era a Prato mentre quella ‘satellite’ era ubicata nella capitale. Entrambe le organizzazioni erano capeggiate da donne cinesi dotate di una forte leadership e capaci di dettare rigide regole di comportamento.

La ‘tassa’ della boss di Prato

Non solo: ogni consegna avveniva sotto il controllo della capo cellula di Prato, vertice di fatto di tutta l'organizzazione, la quale, per i carichi diretti a Roma, aveva imposto, sia alla 'collega' della cellula romana sia ai fornitori cinesi in Grecia, il pagamento di un vero e proprio "dazio" di un euro a testa, da versare direttamente a lei, per ogni grammo di stupefacente introdotto in Italia.

Traffici con la Grecia

Secondo gli investigatori, il gruppo aveva stabilito un solido canale di approvvigionamento con la Grecia potendo contare della presenza, sul territorio ellenico, di due connazionali cinesi (destinatari di mandato d'arresto europeo) capaci di far giungere in Italia ingenti quantitativi di stupefacente attraverso corrieri, imbarcati su voli di linea, oppure tramite spedizioni postali internazionali: emblematici un pacco intercettato dai carabinieri, destinato a Roma, contenente un peluche incartato in una confezione dotata di doppio rivestimento e un altro, in transito in Germania, con dello shaboo nascosto in alcune confezioni di alimenti. 

Ecco come viaggiava la droga

La droga, una volta sul territorio nazionale, veniva movimentata in auto, taxi cinesi oppure in treno, e poi rivenduta "all'ingrosso" a pochi e noti acquirenti cinesi o filippini e, solo in casi eccezionali, a italiani fidati, autorizzati poi a rivendere in proprio e al dettaglio lo stupefacente che finiva nelle varie piazze di spaccio della capitale.

Proprio seguendo gli spostamenti dello stupefacente, i militari hanno accertato che veniva utilizzato dalla cellula romana per rifornire una discoteca trasformata in una vera e propria "casa d'appuntamenti", accessibile solo a clienti di nazionalità cinese ai quali le ragazze sfruttate, anch'esse connazionali, offrivano prestazioni sessuali e droghe sintetiche sotto il controllo serrato dei responsabili scelti fra gli affiliati di maggior spessore criminale.

La prostituzione

L'attività di prostituzione era organizzata nei minimi dettagli: dai turni delle ragazze che venivano associate ad un "numero" per facilitare la scelta da parte dei clienti al tariffario delle prestazioni, dal loro ricambio periodico ai transfert per accompagnarle negli alloggi procurati dal sodalizio, dalla definizione degli appuntamenti tramite chat su un'esclusiva piattaforma di messaggistica cinese alla promozione di "pacchetti all inclusive" (consumazione alcolica, prestazione sessuale e dose di shaboo). Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati circa 450g di shaboo, 230g di ketamina, 60 pasticche di ecstasy (MDMA) e 10.745 euro in contanti.

Le dichiarazioni del pentito cinese

Ci sono anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di nazionalità cinese alla base dell'inchiesta che ha permesso ai carabinieri di Roma di smantellare un'organizzazione specializzata nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione. Si tratta - spiegano gli investigatori - di "un unicum in ambito giudiziario in virtù del forte ermetismo che permea le organizzazioni criminali cinesi". Dalla deposizione dell'uomo sono emersi gravi indiziari sull'esistenza di una solida struttura criminale di tipo associativo, gestita da cittadini cinesi, attiva nel traffico nazionale ed internazionale di metamfetamine (shaboo, yaba, ketamina).