Prato salva ventimila posti di lavoro. Ma solo per tessile e calzaturiero

Colpo di coda del governo Draghi per mantenere l’occupazione dopo l’emergenza Covid. Altra cassa integrazione per 17 settimane. Preoccupazione dei sindacati: "Gli altri settori rischiano"

Il distretto tessile di Prato nel 2022 riceverà un sostegno di 10 milioni di euro

Il distretto tessile di Prato nel 2022 riceverà un sostegno di 10 milioni di euro

Prato, 1 luglio 2021 - L’unica eccezione è per tessile e calzaturiero. Prato salva in un colpo solo 20.000 posti di lavoro a rischio licenziamento per l’effetto dell’emergenza sanitaria che ha paralizzato per mesi il settore della moda. Il provvedimento con l’emergenza Covid per proteggere l’occupazione è scaduto ieri, con l’unica eccezione per il settore tessile e quelli collegati come appunto il calzaturiero e della moda grazie a un colpo di coda del premier Mario Draghi per evitare un’emorragia di posti di lavoro in uno dei comparti che ha sofferto di più la crisi. Non solo: le aziende del distretto tessile potranno utilizzare, già da oggi, altre 17 settimane di cassa integrazione Covid. Misure eccezionali per un sistema in crisi profonda: a Prato in un anno si sono persi 2500 posti di lavoro per il mancato rinnovo di contratti in scadenza, mentre altri 20.000 posti (circa uno due) sono stati congelati dagli ammortizzatori sociali.

Tanti sono gli addetti del comparto tessile che hanno usufruito della cassa integrazione. Il distretto negli ultimi 15 mesi ha perso oltre 10 milioni di ore dedicate alla produzione, durante le quali i macchinari sono rimasti fermi e gli operai a casa. Una misura letta con favore dei sindacati che però non nascondono preoccupazione per il tessuto produttivo che al contrario del tessile, non potrà beneficiare di alcune proroga se non di altre 13 settimane di cassa integrazione straordinaria che il governo ha riservato a tutte quelle imprese che hanno esaurito gli ammortizzatori e che sono collegate a tavolo di crisi industriali attualmente aperti. "Il tessile nella provincia di Prato impiega 45.000 lavoratori dipendenti, la metà dei quali sono in cassa integrazione", commenta Lorenzo Pancini segretario generale Cgil Prato. "Ma non possiamo non mostrare preoccupazione per gli altri settori colpiti dalla crisi innescata dal Covid". I sindacati snocciolano numeri: in totale sono 83.000 i lavoratori dipendenti di Prato e provincia dei quali 37.000 nel settore dei servizi.

L’associazione degli industriali parla di scelta dettata dal buonsenso, ma con le ore contate: "La proroga degli ammortizzatori sociali Covid e, parallelamente, del blocco dei licenziamenti nel tessile, nell’abbigliamento e nel calzaturiero va salutata come un provvedimento ispirato al buonsenso", dice Maurizio Sarti, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord. "Non tutti i settori sono stati colpiti dagli effetti della pandemia nella stessa misura, né di intensità né di durata. Come abbiamo più volte sottolineato, nell’ambito del manifatturiero i comparti della moda sono stati, e in parte sono tutt’ora, i più penalizzati dalle misure di contenimento del virus che hanno di fatto drasticamente ridotto la socialità".

Il distretto tenta ora una timida ripartenza con le fiere (in forma limitata), e le iniziative promozionali. Pitti Filati è tornata nella due giorni della Leopolda, oggi a Parigi, organizzata da Première Vision, è in programma Fashion Rendez-vous, mentre la prossima settimana sarà la volta di Milano Unica. A settembre il settore calzaturiero avrà l’importante appuntamento del Micam e, tornando al tessile, c’è attesa per il ritorno di Première Vision. Un cammino di ripartenza appena iniziato. "Con la proroga delle misure Covid al 31 ottobre, le aziende avranno più tempo per capire l’evoluzione dei mercati e disporre di un quadro più preciso dello scenario post-pandemia", aggiunge Sarti. "La proroga serve ad evitare di disperdere professionalità preziose, mantenendole in azienda. E’ evidente che questo regime eccezionale debba rientrare nei ranghi quando sarà riacquisita una ragionevole normalità".