"Musica, bellezza, insegnamenti Qualcosa di buono deve restare"

In occasione della sua scomparsa ripubblichiamo l’intervista che Nannicini rilasciò a La Nazione il 7 aprile 2019. Una sorta di testamento spirituale dopo una vita intera passata a insegnare e a veicolare la cultura

PRATO

"E’ capace di raccontarti la storia e le storie della città attraverso i monumenti, le strade, il paesaggio. E di discorrere con la stessa agilità, in maniera erudita, del passato della vita locale come dei fasti di mezza Europa. Attraverso i libri, la musica e l’arte. Sergio Nannicini, professore di lettere e di storia, preside sia al liceo classico Cicognini - dove aveva studiato con i professori Ammannati, Grassi e Sambo - che al liceo scientifico Copernico, oltre ad esperienze in cattedra a Firenze e Pistoia, è andato in pensione nel giugno del 1999, ma non si è fermato. Ancora oggi, ad 88 anni, non si tira indietro se c’è da parlare di Prato. Pronto anche ad accogliere con entusiasmo l’invito di ex studenti per una cena di classe. Ad ottobre dello scorso anno è stato presentato un altro dei suoi tanti libri su Prato e la provincia che narra il bello di questo territorio.

Quanto di questo amore per la città è riuscito a trasmettere agli studenti di ieri?

"E’ proprio dalla propria passione di conoscere che si può trasmettere anche agli altri del buono. Non importa se alcuni studenti potevano sembrare distratti. Qualcosa è passato nella vita di tutti. C’era da sudare per il latino, il greco, la matematica, ma c’erano anche il teatro, gli scambi con le scuole straniere, le sperimentazioni. Tanti studenti di allora hanno raggiunto traguardi importanti. Mi passano davanti agli occhi il maestro Batisti, l’organista Giacomelli, l’architetto Cerretelli".

Ma quando portava gli studenti sui sentieri più impervi della Calvana, dopo averli strigliati durante una protesta o un’occupazione, li voleva punire o provava a farseli amici?

"Ho sempre avuto passione per la montagna. Sono stato nel Cai, un camminatore. Gli studenti che mi seguivano in queste escursioni facevano esercizio fisico, guardavano il mondo intorno, la natura, si parlava e ci confrontavamo. Tutto sommato, delle lezioni fuori dai banchi di scuola. Camminare giova alla mente".

Passo spedito e infaticabile anche nel partecipare alla vita cittadina.

"Sono stato per una quindicina di anni presidente della sezione pratese di Italia Nostra, ho collaborato con la Soprintendenza per i reperti etruschi. Conservatore al museo di pittura murale di San Domenico, attivo nella biblioteca Roncioniana e nell’associazione culturale Cesare Guasti, socio della Fondazione Cassa di risparmio di Prato. Al servizio della città".

Poi nel 2012 ha donato la sua collezione di più di mille cd di musica classica ed opera lirica alla biblioteca Lazzerini.

"Ho voluto mettere questa mia raccolta a disposizione dei pratesi. I cd donati alla Lazzerini sono disponibili per il prestito ed è una gioia sapere che altri potranno ascoltare tanta buona musica. Ci sono tutti i più grandi compositori e i loro capolavori".

Si dice che lei disponga di un’altra preziosa collezione.

"Sono pubblicazioni e cataloghi sulla storia dell’arte in Europa. Ne ho una stanza piena. Adesso dovrebbero essere catalogati. Se sarà trovato lo spazio adatto, la mia intenzione è di donare anche questa documentazione alla città. La cultura va insegnata, coltivata, diffusa. Un popolo diventa migliore".

E i pratesi possono essere migliori?

"Sono già molto bravi, ma ci vuole giudizio per guardare al futuro. Più partecipazione, più collaborazione. Tutelare la nostra storia, ma aprirsi al dialogo, guardare fuori dai nostri confini. Mostrare anche a chi viene da altri Paesi l’orgoglio di essere pratesi, per la nostra storia e la nostra cultura. Raccontiamo quanta bellezza abbiamo".

A dispetto di quando la festeggiarono per il pensionamento e disse: ‘Finalmente un po’ di riposo’, c’è un altro libro nel cassetto?

"E’ già pronto e andrà a comporre e completare una vera e propria storia della città, da tramandare. E’ incentrato sul perimetro esagonale delle mura trecentesche. Quelle mura che racchiudono l’antico centro urbano".

Si racconta il passato, perché lo sguardo sul futuro scoraggia?

"No, no. Il passato ci fa capire chi siamo e di quanto patrimonio disponiamo. E poi è anche un modo per parlare di futuro. Un libro sulle mura cittadine può aprire una riflessione su quello che c’è oltre le mura. Abbiamo periferie con veri paesi ricche di storia e tradizioni che devono essere valorizzati".

Che vorrebbe ancora fare?

"Sono un seniores della Roncioniana e penso che ci sono archivi o biblioteche da sistemare. Bisogna guardare bene in questa direzione e fare in fretta per non disperdere il bello che ancora tante altre generazioni dovranno conoscere".

Marilena Chiti