Lo scandalo: operai pagati due euro l’ora Venivano reclutati fra i richiedenti asilo

Sono le paghe più basse mai riscontrate finora. Arrestati i tre titolari della confezione. Tutto è partito dalla denuncia di uno straniero

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di Laura Natoli

PRATO

Venivano reclutati direttamente nei Cas, i Centri di accoglienza straordinari. I richiedenti asilo erano attirati dalla possibilità di ottenere un lavoro e guadagnare dei soldi. La realtà era però un’altra: i richiedenti asilo venivano sfruttati, costretti a lavorare 12-14 ore al giorno per una paga da fame, appena due euro l’ora. E’ quanto emerge dall’ultima indagine condotta dalla Guardia di Finanza e dalla polizia municipale di Prato (in collaborazione con Asl, Inps e Ispettorato del lavoro) che ieri ha portato all’arresto ai domiciliari di tre cittadini cinesi, due donne di 50 e 40 anni, e il marito di una delle due (40 anni), titolari di fatto della "Venus Ark" di via Toscana, confezione a gestione orientale che si trova in pieno Macrolotto, a due passi dalla ditta bruciata nel dicembre del 2013 dove trovarono la morte sette operai. I cinesi arrestati devono rispondere dell’articolo 630 bis, il reato di caporalato introdotto nel 2016 che estende le responsabilità dello sfruttamento di persone in stato di bisogno anche ai datori di lavoro e non solo al caporale.

E’ una delle tante inchiesta sullo sfruttamento lavorativo portate avanti dalla procura di Prato. Il fenomeno non sembra arginabile. "Impossibile sapere quante siano le situazioni simili a questa", commenta il procuratore Giuseppe Nicolosi. "La nostra Procura ormai è diventata l’ufficio della sicurezza sul lavoro. Sono tanti i casi di cui ci occupiamo ogni giorno tanto che ben cinque magistrati seguono solo questo tipo di reati". L’inchiesta sulla "Venus Ark", coordinata dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri, è in un certo senso paradigmatica delle condizioni di lavoro che è possibile trovare in molte delle confezioni a gestione orientale del Macrolotto. Le indagini sono partite nell’ottobre di un anno fa dalla denuncia di un operaio nigeriano che si è rivolto allo sportello antisfruttamento del Comune di Prato. L’uomo sosteneva di essere vittima di condizioni di lavoro inaccettabili, di non aver mai avuto un regolare contratto e di essere stato costretto a lavorare per 12-14 ore al giorno senza riposo settimanale. La paga non arrivava a due euro l’ora. Una cifra infima, mai riscontrata in nessun’altra inchiesta sullo sfruttamento. Di solito si parla di 4-5 euro (già pochissimo) ma i titolari della "Venus Ark" si erano spinti ben oltre pagando pochi spiccioli una giornata intera di lavoro. Le indagini della Finanza e della polizia municipale, fatte di appostamenti, pedinamenti, telecamere installate fuori dalla confezione, hanno accertato lo sfruttamento di nove persone, cinque africani richiedenti asilo e quattro cinesi. Più difficile è stato ottenere risposte dai lavoratori sfruttati, soprattutto dai cinesi, che per timore di perdere il posto non hanno voluto denunciare i titolari. Gli operai avevano contratti di quattro ore giornaliere a fronte delle 14 che effettivamente facevano. Durante le indagini è inoltre emerso che i tre gestori di fatto della confezione (che risultavano dipendenti) avevano, negli ultimi cinque anni, aperto e chiuso due ditte cambiando solo il nome in modo da sparire agli occhi del fisco. Ieri mattina sono scattati gli arresti mentre il prestanome non è stato indagato.

La confezione era in pessime condizioni igienico-sanitarie ed è stata riscontrata la commistione fra attività lavorativa e mensa per consumare i pasti. Le macchine da cucire non avevano i dovuti dispositivi di protezione individuale. La confezione è stata chiusa e le macchine sequestrate. A casa della coppia di arrestati sono stati trovati 20.000 euro in contanti, imballati e pronti per essere spediti chissà dove. La procura ha disposto d’urgenza il sequestro preventivo di 60.000 euro, rintracciati nei conti correnti degli arrestati, destinati alla confisca come equivalente dei debiti con l’erario mai pagati dalla due azienda. I richiedenti asilo erano ospiti nei Cas di Prato e Poggio e Caiano. Nessuno però si era accorto di quello che stava accadendo e dell’assenza dei cinque uomini per 14 ore al giorno, ogni giorno della settimana, domenica compresa.