
di Federico Berti
Il 5 giugno del 1986, 35 anni fa, a soli 37 anni se ne andava Leo Toccafondi, geniale regista teatrale che avrebbe lasciato una traccia indelebile nella storia della cultura pratese. Grande talento, un pizzico di pura e sana follia creativa, come tanti artisti della sua generazione, formatasi al Laboratorio di Luca Ronconi negli anni Settanta. Ben poche volte purtroppo Toccafondi è stato ricordato nel corso degli anni (esisteva uno spazio intitolato alla sua memoria nei locali dell‘attuale Tpo che lui avrebbe contribuito a fondare). E proprio in questi giorni torna alla memoria il suo ultimo spettacolo postumo che debuttò a Prato nell’estate del 1986. "Paolo Dante Rossi", una "teatronovela" itinerante che si sviluppò in cinque "puntate" in scena dal 21 luglio al primo settembre, tra piazza San Francesco e piazza del Comune. Accostare la figura di Dante a quella di Paolo Rossi poteva essere un azzardo ma quelli erano gli anni all’insegna del coraggio e dell’azzardo (bei tempi!). Uno spettacolo memorabile a cui collaborarono molti autori, attori e musicisti come Gianni Clemente, Alberto di Matteo, Barbara Nativi, Silvani Panichi, Victor Cavallo e la giovane Consuelo Ciatti che avrebbe proseguito in un lungo percorso artistico di qualità, tra Prato, Mosca e Roma. Musiche Originali di Francesco Donnini. Le parole dell’allora assessore alla cultura, il compianto Massimo Bellandi, spiegavano al meglio il folle progetto. "Nel commissionare questo lavoro ci era piaciuto l’accostamento non certo ortodosso tra calcio e letteratura. Al di là del contenuto del progetto" ricordò all’epoca Bellandi "ci piaceva fornire l’appoggio finanziario a giovani che già in passato si sono fatti notare. Uno di loro, Leo Toccafondi scomparso prematuramente. Ci piace pensare che se fosse ancora tra noi non troverebbe più gli ostacoli che in vita gli hanno impedito di approfondire la sua poetica teatrale e la sua progettualità culturale". A 700 anni dalla morte di Dante, a pochi mesi dalla scomparsa di Paolo Rossi era doveroso ricordare "Paolo Dante Rossi". E nel "foglio" di presentazione dello spettacolo, un articolo di un poco conosciuto (allora) Sandro Veronesi, spiegava meglio l’allestimento che ha fatto storia. Bei tempi davvero!