"La stoffa dei sogni è universale E arriva a toccare l’animo umano"

Il nuovo spettacolo diretto da Massimiliano Civica debutta da domani, fino a domenica, al Metastasio. In scena Renato Carpentieri è il protagonista, affiancato da Vincenzo Abbate e Maria Vittoria Argenti

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Tutto in una notte. Anzi tutto in un’ora e quindici minuti di una piovosa notte invernale. E’ l’arco temporale in cui si avvia la resa dei conti dei tre personaggi de ‘La stoffa dei sogni’, il nuovo spettacolo di Massimiliano Civica che debutta in prima assoluta da domani a domenica 29 gennaio al Metastasio (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30). Una produzione del teatro pratese per il quale il direttore artistico del Met ha deciso di affidarsi a un testo scritto da Armando Pirozzi e all’interpretazione di un grande Renato Carpentieri affiancato dai giovani Vincenzo Abbate e Maria Vittoria Argenti. Civica e Pirozzi collaborano da tempo. "Come fossimo una persona sola e appena ho letto il testo ho capito che metteva per scritto sensazioni che avrei voluto portare in scena", racconta Civica. I costumi sono di Daniela Salernitano, il disegno luci di Massimo Galardini.

Di che cosa parla "La stoffa dei sogni"?

"E’ un unico atto in cui Carmine, cabarettista anziano di lunga carriera non sempre fortunata, va a trovare la figlia, abbandonata per il teatro, trovandosi a passare dalle sue parti durante una tournée. Insieme a lui c’è Rocco, giovane collega, una sorta di figlio elettivo, che vede in lui un maestro. La stoffa dei sogni parte dalla professione del teatro, ma indaga temi universali quali i rapporti di amicizia e i rapporti familiari".

Per il ruolo del protagonista che ha lasciato gli affetti per seguire il sogno del teatro avete scelto un artista di grande calibro.

"Carpentieri è un attore grande e sui generis, un intellettuale, che ha raggiunto la fama in tarda età. Ci è sembrato l’artista giusto. Questo spettacolo supera diversi confini: abbiamo lui grandissimo attore e due giovani intorno ai 30 anni. Si può dire che è anche una notte di incontri teatrali".

Fantasia e realtà: i due poli intorno ai quali si muovono le vite dei personaggi.

"La fantasia è un’isola in cui, di tanto in tanto, tutti noi ci rifugiamo per curare le ferite che la realtà infligge al nostro ego. Il protagonista de "La stoffa dei sogni" è un vecchio attore che invece sull’isola della fantasia ha voluto passare tutta la vita, sperando di conquistare il centro della ’scena’, fuggendo via dalle noie, dalle responsabilità e dai compromessi che vivere accanto agli altri, nella realtà, comporta. L’artista, il sognatore e il bugiardo non si arrendono alla realtà: un gesto in bilico tra grandiosità e vigliaccheria, tra riscatto e rinuncia. Ma forse, il gesto più creativo, quello che richiede un coraggio da leoni, è mettere in secondo piano noi stessi, per aprirci alla relazione con gli altri, perdonandoli e perdonandoci".

Cosa le piace di più del testo?

"Si fanno i conti con i propri familiari, con se stessi e con i propri sogni. Quello che mi ha tanto impressionato è che non parla direttamente degli anni vissuti nella pandemia, ma c’è qualcosa che intercetta situazioni interiori di questo periodo. Nello spettacolo si tocca l’animo umano: è un racconto di amori non corrisposti".

Una resa dei conti con i propri sogni in una scena sgombra.

"L’incontro avviene in una veranda della casa della figlia che è diventata un magazzino dove mettere oggetti del passato in disuso. L’allestimento è semplice con pochi oggetti scelti con cura, come una sedia di vimini, un tavolino, un porta ombrelli con piume di pavone e due cassette di legno. La veranda è un luogo della memoria e quegli oggetti saranno usati per creare un ripostiglio della memoria. Ci sarà un finale provvisorio, che chiude la nottata, ma non risolve".

Quali i suoi impegni futuri?

"Per adesso mi fermo qui con le regie. Il prossimo anno mi dedicherà esclusivamente a tempo pieno alle molteplici attività del Metastasio. Oltre a fare produzione e alle ospitalità che sono proprie del Met, abbiamo attivato School of Met e realizzato un progetto sulla Costituzione. Abbiamo raccolto anche soddisfazioni a livello nazionale, ottenendo 6 riconoscimenti nel 2022 di cui 3 premi Ubu per altrettante nostre produzioni: ’Ottantanove’ per miglior nuovo testo italiano scrittura drammaturgia e per miglior attore, ‘I due gemelli veneziani’ per miglior disegno luci. ’Non tre sorelle’ ha ricevuto il premio dell’Associazione nazionale critici di teatro. Il premio Scudo 2022 è andato a ‘L’ultima estate. Falcone e Borsellino 30 anni dopo’. Personalmente ho ricevuto il Premio Radicondoli 2022 promosso dall’Associazione nazionale dei critici di teatro assegnato ai maestri che si sono adoperati nel donare esperienza e saperi attraverso il loro operato".

Sara Bessi