Impianti di depurazione Stangata da un milione

Aumentano le tariffe di smaltimento liquami per il settore degli spurgo. Le ditte specializzate: "Noi costrette ad alzare le tariffe per aziende e privati "

Una stangata da un milione di euro. È questa la "sentenza" che rischia di mettere in ginocchio il settore spurgo dopo gli aumenti dei costi energetici e i conseguenti incrementi delle tariffe di smaltimento dei liquami deliberati da parte degli impianti di depurazione. Nello specifico si parla di un ticket di 4 euro in più a tonnellata applicato da Gida e di un aumento medio di 7 euro a tonnellata stabilito da Publiacqua. Un conto complessivo che sfiorerà il milione di euro considerando che negli impianti di Gida vengono conferite 149.000 tonnellate l’anno di liquami all’anno, per un aumento di 596.000 euro per il ticket energetico, mentre a San Donnino le tonnellate smaltite sono 56.000 per un incremento di costi di 392.000 euro. Da aggiungersi a questi numeri anche gli aumenti del prezzo del gasolio, che ormai da mesi è arrivato a costare sui 1,8 euro al litro, per permettere i regolari spostamenti delle cisterne di spurgo. Anche in questo caso migliaia di euro di spese aggiuntive al mese per ciascuna azienda.

Una situazione disastrosa con cui dovrà fare i conti il Consorzio Spurghisti Associati, che a livello regionale raggruppa 46 aziende del settore degli spurgo tra le zone di Prato, Firenze, Pistoia, Siena, Valdelsa e Valdarno. "Purtroppo, questa situazione ha una sola via d’uscita: aumentare i costi del servizio di spurgo effettuati per aziende, condomini e privati", spiega Massimo Durgoni, vicepresidente del Csa. "Per rendere economicamente sostenibile il servizio siamo costretti a prevedere incrementi fra il 25% e il 30%. In questi mesi, nonostante le difficoltà siano sotto gli occhi di tutti, non abbiamo mai aumentato le tariffe nonostante gli aumenti subìti per lo smaltimento dei liquami. Oggi, purtroppo, non abbiamo alternative e siamo costretti ad alzare i prezzi". Non solo. Per il settore degli spurgo resta sempre la problematica dello smaltimento dei fanghi, la cui unica soluzione per ora è quella di destinarli alla discarica. Il settore invece chiede da tempo una prospettiva di realizzazione di impianti innovativi, capaci di trasformare i rifiuti in energia, aiutando tutta la filiera a calmierando i costi, a vantaggio anche dell’utente finale. "Per quanto ci riguarda, gli aumenti tariffari oggetto della nota del Csa non sono dovuti, o lo sono solo in minima parte, ai rincari energetici", replica Matteo Colombi di Publiacqua. "C’entra invece la nota vicenda che nel giugno scorso, in virtù di un provvedimento della Regione Toscana che di fatto determinava l’impossibilità a ricevere i reflui presso l’Impianto di San Donnino, aveva portato alla temporanea chiusura del medesimo impianto. Un provvedimento che comportava e comporta anche oggi un aggravio di costi per il gestore che Publiacqua non può certo fare ricadere sui cittadini. Questo a maggior ragione se si tiene conto del fatto che il servizio di smaltimento dei reflui, provenienti dalle fosse settiche, non è parte integrate del servizio idrico integrato e che, quindi, Publiacqua lo assolve come soggetto che opera sul libero mercato".

A intervenire è anche Alessandro Brogi, presidente di Gida, che invece ribadisce come in questo caso l’unica causa degli aumenti sia di natura energetica. "C’è poco da dire. Siamo un’azienda di servizi e come tale dobbiamo far tornare i conti e fare quadrare i bilanci", spiega Brogi. "È un chiaro problema di costi energetici, che su di noi pesa molto. Nel momento in cui il costo dell’energia tornerà, ci auguriamo tutti quanto prima, a un prezzo ragionevole, allora il ticket energetico potrà essere riassorbito. Se invece la situazione dovesse peggiorare ancora, saremo costretti ad alzarlo ulteriormente".

Tamara Mancini