REDAZIONE PRATO

Il Re degli stracci al Garibaldi. Storia di Befani, il pratese che portò lo scudetto a Firenze

Stasera l’anteprima del docufilm di Santi: grazie al Rotary il giusto tributo a un imprenditore visionario che negli anni ’50 da presidente fece grande la Fiorentina. E il Viola club depone fiori sulla sua tomba.

Era maggio, come adesso. Era 69 anni fa e la Fiorentina vinceva il suo primo scudetto. Un’impresa leggendaria per i colori viola, celebrata nelle sue varie componenti: la squadra, l’allenatore Fulvio Bernardini, i tifosi. Chi è rimasto meno conosciuto è il presidente Enrico Befani, forse per il peccato originale di non essere fiorentino. Era infatti orgogliosamente pratese. E Prato lo celebra, perché è giusto che sia così, con il docufilm Il Re degli stracci, scritto e diretto da Tommaso Santi, con la fotografia di Duccio Burberi e le musiche di Andrea Benassai. L’idea è di Sandro Ciardi, imprenditore e grande appassionato di calcio, socio del Rotary Club Prato, che ha promosso la produzione assieme a una trentina di aziende del territorio. Il Re degli stracci sarà presentato in anteprima questa sera alle 21 al Garibaldi Milleventi (per questa prima proiezione l’ingresso è su invito).

All’inizio degli anni ’50, quando Prato stava diventando una delle capitali industriali italiane, e nel tessile una delle capitali mondiali, Befani era uno degli imprenditori più prestigiosi e facoltosi. Era un grande organizzatore, con idee moderne, e con una grande passione oltre al suo lavoro: il calcio. Nel 1952 rilevò la società viola da Carlo Antonini e acquistò subito calciatori di valore come il mediano Segato e l’ala Prini. La sua prima stagione, 1952-53, partì malissimo. A metà campionato la squadra si ritrovò in piena lotta per la retrocessione. Befani decise di esonerare l’allenatore Renzo Magli e scelse Fulvio Bernardini, che era stato un gran giocatore e grazie a Befani che gli dette fiducia e lo assecondò diventò un grandissimo allenatore.

Nel giro di due anni Befani portò a Firenze Sarti, Virgili, Gratton, Bizzarri, Orzan, e soprattutto il miglior brasiliano ed il miglior argentino di quei tempi: Julinho e Montuori. Così nella stagione 1955-56 la Viola vinse il suo primo scudetto con dodici punti di distacco dal Milan e con una sola sconfitta, dal Genoa, agli ultimi minuti dell’ultima partita. Poi arrivarono la finale di Coppa dei Campioni e quattro secondi posti consecutivi, e nel 1961 la Coppa delle Coppe, il primo trofeo internazionale non solo della Fiorentina, ma anche di una squadra italiana in assoluto. Tutto grazie alla visione strategica dell’industriale pratese e del suo consiglio direttivo, alle capacità di Bernardini e al talento dei suoi giocatori.

Il Re degli stracci racconta tutto questo e molto altro. Filo narrante del docufilm sono il volto e la voce di Gabriella Befani, figlia del presidente viola, intervistata a New York dove vive dagli anni Sessanta e dove ha studiato storia dell’arte per poi collaborare con il Metropolitan Museum e lavorare per una delle più importanti case editrici americane. Gabriella risolve alcune “leggende” sul padre, uomo di enorme fascino e grande successo, partito poco più che ventenne per comprare stracci in Giappone e poi sempre in giro per il mondo (Usa, Australia, Sud America), alla ricerca di stracci da convertire in stoffe in lana rigenerata.

L’opera di Santi raccoglie poi le testimonianze di Enrico Befani jr, omonimo e nipote; dell’industriale Antonio Lucchesi, collega e concorrente; di Giuseppe Guanci, storico dell’industria tessile; di Francesco Truscelli, studioso del tessile e nipote del rappresentante americano di Befani; di Mario Nocentini, dipendente dell’azienda Befani; di Luigi Pacini, nipote del socio storico di Befani; di Alessandro Sanesi, imprenditore. Poi spazio al calcio e alla Fiorentina, con i giornalisti Stefano Cecchi e Raffaello Paloscia, e l’intervento di Piero Ceccatelli, memoria storica del giornalismo pratese e a lungo capo della redazione di Prato de La Nazione, sui sempiterni, difficili rapporti fra i pratesi e Firenze.