Il mercato auto viaggia col freno a mano tirato Microchip, guerra e il bonus che non ingrana

Cinquemila euro di aiuti, ma i ritardi delle consegne complicano tutto. I concessionari: "E’ una chance che deve essere sfruttata"

Il nuovo bonus auto, con incentivi fino a 5.000 euro per chi acquista automobili non inquinanti (la fascia di riferimento è sostanzialmente quella delle macchine elettriche o delle ibride) sta solo in parte ottenendo gli effetti desiderati. Se di solito il semplice bonus rottamazione fa da grande traino nell’acquisto di nuove auto o comunque nel creare movimento nelle concessionarie, il nuovo ecobonus con tutti i vincoli che si porta dietro sta facendo molta più fatica. A rivelarlo sono i titolari delle delle concessionarie d’auto del territorio, che individuano due problemi cruciali: l’obbligo di immatricolare la macchina entro sei mesi dall’inizio della procedura di attivazione del bonus, e il tetto massimo di costo di 35.000 euro.

"Non c’è una grandissima risposta da parte dei clienti rispetto a quanto è invece accaduto in passato", commenta Giulio Bartolozzi della concessionaria Opel di viale Marconi. "Viviamo una congiuntura storica dove di auto in pronta consegna ce ne sono poche e quelle nuove arrivano con tempistiche non brevi. Per alcuni modelli, penso alla Corsa o alla Mokka i tempi di consegna sono abbastanza importanti, quindi il rischio è quello di arrivare lunghi". Bartolozzi comunque difende la necessità dell’ecobonus. "Rappresenta sicuramente un’opportunità importante per creare movimento nel mercato dell’elettrico", aggiunge. "Senza incentivi le auto elettriche hanno costi ancora troppo alti per essere molto concorrenziali. E poi non sono auto per tutti: se fai tanti viaggi o se vivi in un condominio e non hai la possibilità di installare una colonnina di ricarica, allora forse è meglio dirigersi su altre tipologie di alimentazione". A proposito di colonnine di ricarica, Bartolozzi sottolinea come "ce ne siano ancora troppo poche in città, sicuramente un numero insufficiente per rispondere alle esigenze del territorio". Chi invece è molto più fiduciosa è Chiara Palmucci, dell’omonimo gruppo. "Va bene che mancano alcuni chip, che c’è la guerra e che non è il momento storico più favorevole per il mercato dell’auto, però in sei mesi una macchina arriva di sicuro", commenta. "Scegliere l’elettrico o l’ibrido, poi, in alcuni casi è una esigenza inevitabile perché per alcuni modelli l’alimentazione a benzina o a diesel non c’è più. Io penso che sia un’opportunità importante questo ecobonus sia per muovere il mercato dell’auto che per ridurre l’inquinamento. Poi naturalmente tutto dipende dalle disponibilità economiche e dall’uso che si fa dell’automobile". Guardando alle stime nazionali, Audi individua in 4-5 mesi il tempo di consegna di un’auto, mentre per una Bmw X3 o per una Serie 3 si può arrivare ad attendere un intero semestre. Ford stima in 5 mesi il tempo per avere una Fiesta o una Focus, Wolkswagen e Toyota parlano di tre mesi. Una variabile che può cambiare le carte in tavola è inoltre quella degli optional.

"Dipende tutto dalle case automobilistiche", sottolinea Lorenzo Rossomandi dell’omonima concessionaria. "Per alcune marche in sei mesi non è possibile giungere alla consegna del mezzo. Poi ci sono invece le marche che hanno prodotto modelli speciali con optional minori, e allora lì il problema in parte si risolve". Per attivare l’ecobonus le concessionarie dovranno partecipare il 25 maggio al click day, con la possibilità inserire soli 50 contratti al giorno. "In questo modo dovremmo farcela un po’ tutti a non essere schiacciati dai grandi gruppi", conclude. "Piuttosto ci ha penalizzato l’annuncio del bonus con mesi d’anticipo rispetto alla reale entrata in vigore, perché molti hanno atteso prima di comprare l’auto e altri clienti hanno chiesto ad alcuni concessionari di anticipare la procedura nonostante non ci fossero ancora sicurezze al 100%. Comunque un po’ di movimento si è creato ed è fondamentale per la tenuta del settore".

Stefano De Biase