Il distretto e la crisi del Medioriente: "Possibili ricadute sulla filiera. Pronti a sostenere il nostro sistema"

L’allarme di Albini (Confindustria): "Con la guerra fino a un milione di dollari in più per rotte alternative"

Il distretto e la crisi del Medioriente: "Possibili ricadute sulla filiera. Pronti a sostenere il nostro sistema"

Il distretto e la crisi del Medioriente: "Possibili ricadute sulla filiera. Pronti a sostenere il nostro sistema"

"La crisi israelo-palestinese rischia di diventare molto più vicina a noi di quanto non possiamo immaginare: da operatore e rappresentante del settore della logistica e trasporti, sono sinceramente preoccupato per le conseguenze che, in un tempo non preventivabile ma che potrebbe essere anche breve, essa sarebbe capace di generare avere sui traffici marittimi, limitati, inibiti e comunque resi più pericolosi nel canale di Suez". Così Federico Albini, presidente sezione trasporti di Confindustria Toscana Nord, riguardo alle tensioni che si stanno verificando sulla tratta commerciale del Mar Rosso con i continui attacchi Houthi contro le navi mercantili.

"Del resto – come ricorda Albini – il canale di Suez, inaugurato nel 1869, rappresenta la via di transito del 12% del commercio internazionale, il 10% del petrolio, l’8% di gas naturale (fonte Fedespedi) ed il 40% dell’import export italiano navale viaggia sulle navi portacontainer che l’attraversano".

Una situazione in continua evoluzione da tenere sott’occhio perché le ricadute anche sul distretto potrebbero iniziare a farsi sentire con viaggi in mare più lunghi e quindi costi maggiorati a carico delle aziende. "Gli attacchi alle navi mercantili hanno già spinto alcune compagnie a spostare le rotte verso il Capo di Buona Speranza, con evidenti costi e disagi per tutti i fruitori del servizio – prosegue Albini – . Sempre il Centro Studi Fedespedi valuta che per il solo costo del carburante, il passaggio per il Capo di Buona Speranza in alternativa al Canale di Suez abbia un costo fra i 650.000 e un milione di dollari.

Temiamo che se la situazione si protrarrà, altri grandi operatori mondiali faranno la medesima scelta (obbligata), per evitare costi e rischi destinati a lievitare".

Il distretto pratese viene catapultato nella scacchiere internazionale, anche se il presidente della sezione trasporti di Confindustria Toscana Nord, esperto del settore grazie al suo impegno in prima persona nell’azienda di famiglia, cerca di rassicurare riguardo al futuro.

"Non vogliamo ingenerare più timore del necessario e, per parte nostra, cercheremo comunque di organizzare al meglio la catena logistica, puntando su vie di approvvigionamento alternative e sull’ampliamento delle riserve a magazzino – ci tiene a puntualizzare Albini – . Come abbiamo fatto durante le fasi più dure della pandemia da covid 19, come imprese di trasporto e di spedizione saremo partner del nostro sistema produttivo ed a suo fianco, pur in una situazione che, sinceramente, dovremo gestire in attesa che venga superata dai Governi del mondo. Per questo, ma non solo per questo, inutile, superfluo ma mai troppo invocato e necessario un appello alla pace".

Sara Bessi