Il Centro Pecci dà il benvenuto a Bini Smaghi

Il nuovo presidente non è ancora ufficiale, ma Perrella si sbilancia: «E’ la persona giusta, ha saputo trasformare Palazzo Strozzi»

La direttrice del museo Cristina Perrella

La direttrice del museo Cristina Perrella

Prato 8 novembre 2019 - La nomina di Lorenzo Bini Smaghi a presidente del Centro Pecci è certa, ma non ancora ufficiale. La direttrice del museo Cristina Perrella gioca però d’anticipo e in un certo senso dà il benvenuto al presidente in pectore: «Bini Smaghi è un profilo di assoluto valore e competenza che con i suoi tre mandati consecutivi ha trasformato Palazzo Strozzi a Firenze», il commento a margine della presentazione della nuova mostra al Pecci. «Bini Smaghi potrebbe essere la persona giusta per rafforzare l’importanza del Centro e stringere la comunità ancora di più attorno al museo». Più intricata la partita per stabilire i nuovi membri del consiglio d’amministrazione.

Sono ancora in corso le contrattazioni tra Comune e Associazione arte contemporanea Luigi Pecci per scegliere i nuovi vertici. Una trattativa che potrebbe durare ancora qualche giorno. «Siamo al lavoro per trovare i nomi giusti – conferma la direttrice – L’obiettivo è rendere più solido e rappresentativo l’organo del Centro». In questa fase non mancano i ringraziamenti: «Ci tengo a esprimere tutta la mia gratitudine all’ex presidente Irene Sanesi e al consiglio d’amministrazione per il lavoro svolto dalla riapertura del museo», aggiunge Perrella. Ora per il centro d’arte contemporanea si aprono nuove sfide: «Si tratta di un momento di grande trasformazione per il museo, iniziato con l’ampliamento delle sale didattiche – spiega la direttrice – Spero che presto possano partire i lavori per rinnovare la biblioteca, un risorsa fondamentale. In questi anni abbiamo valorizzato il museo aprendoci a tutti i linguaggi, in modo particolare verso le fasce più giovani e i diversamente abili. Queste sono le vere radici del museo. Ora tutti insieme dobbiamo lavorare affinché si restituisca la piena fruizione di questo patrimonio».

Il museo riparte da un completo riallestimento pensato per rendere le mostre inaugurate ieri più fruibili al pubblico attraverso percorsi a tema, strutturati in esposizioni vere e proprie che ne approfondiscano i nuclei principali. «Si tratta di tre progetti che affrontano temi contemporanei, quelli che io oggi chiamo le forze sismiche del presente», spiega la direttrice. La prima mostra si intitola ’The Missing Planet’ è curata da Marco Scotini e Stefano Pezzato e affronta una serie di revisioni dei tempi sovietici. Si tratta di una ‘galassia’ delle principali ricerche artistiche sviluppate nelle ex repubbliche sovietiche, dalla Russia alle province baltiche, dagli anni Settanta fino a oggi. La seconda esposizione, Romanistan di Luca Vitone, racconta il viaggio compiuto dall’artista per ripercorrere a ritroso, da Bologna a Chandigar, il cammino di rom e sinti dall’India nord occidentale all’Italia. Mentre l’ultima esposizione, «Bayt» (che in arabo significa casa) è la prima retrospettiva del film-maker Mario Rizzi, articolata intorno alla trilogia che dà il nome alla mostra.

I tre film che la compongono contribuiscono a dare una visione sensibile, profonda e complessa dell’identità femminile nel mondo arabo, il concetto di casa e di sradicamento, l e spinte tra innovazione e conservazione che percorrono il Mediterraneo. In visita al museo è atteso anche il console tedesco per celebrare il lavoro fatto dai ragazzi del liceo artistico di Montemurlo nell’ambito del progetto «Batti il muro». © RIPRODUZIONE RISERVATA