REDAZIONE PRATO

Il caso Macrolotto Zero: "Rapine, droga, degrado. Qui c’è paura a uscire"

Gualtieri, presidente del Comitato: "Più telecamere e controlli di notte". Il dialogo con il Comune grazie all’Osservatorio permanente.

Bruno Gualtieri, presidente del Comitato Macrolotto Zero

Bruno Gualtieri, presidente del Comitato Macrolotto Zero

"Noi ce la mettiamo tutta per migliorare questo quartiere. Ma è come provare a svuotare il mare con un cucchiaino...". Un’ombra di rassegnazione, ma dura un attimo. Bruno Gualtieri, presidente del Macrolotto Zero, ritrova subito il piglio combattivo della sentinella abituata, da anni, a documentare, raccogliere foto, segnalare. Un lavorone nel quartiere a stragrande maggioranza cinese e dove il Dragone ha ben piantato tutte le sue zampe, facendosi largo a discapito di una convivenza che dire complicata è poco.

L’escalation di criminalità che in questi mesi sta mordendo Prato ha toccato in pieno il Macrolotto Zero, con l’aggressione nel privè del pub di via Filzi, dove un cinese è stato ridotto in fin di vita. Gualtieri non si scompone più di tanto. "E’ da 25 anni e anche di più che parliamo di illegalità, sfruttamento, manodopera clandestina ed evasione contributiva – dice Gualtieri – Bene sta facendo il procuratore Tescaroli a mettere sul piatto e a portare all’attenzione nazionale le criticità pratesi". Le sfumature di illegalità al Macrolotto coprono più o meno tutto lo spettro possibile: "Spaccio, atti vandalici, bische clandestine, evasione, rapine. Ormai qui la gente non esce più di casa la sera, non si sente sicura".

Tra le attività italiane di via Pistoiese, l’unico a resistere eroicamente è il bar Lo Scalino. "Diciamo che anche il marciapiedone fatto dall’ex assessore Barberis non ha aiutato, anzi, togliendo i parcheggi ha impedito alle attività di continuare il loro lavoro. Ora è parcheggio abusivo per chi poi non paga le multe". L’altro annoso guaio del Macrolotto è il sudicio. Guarnieri ha un dossier fotografico da brividi, una collezione di ‘cartoline’ che raccontano di rifiuti abbandonati un po’ ovunque. L’adesivo giallo di Alia ("Lasciato da un incivile") certifica la triste ovvietà.

Anni di denunce e battaglie. Cosa ha ottenuto il Comitato Macrolotto Zero? "Una cosa importante – ricorda Guarnieri –: da un anno abbiamo l’Osservatorio permanente. Significa che raccogliamo le istanze dei residenti e ogni due mesi ci interfacciamo con il nostro referente, il vicesindaco Simone Faggi". Tra i nodi portati all’attenzione del Comune c’è il problema del degrado, delle bische clandestine all’aperto ("come quella nei giardini in via Colombo"), dello spaccio, dei furti.

"Stiamo chiedendo da tempo un incremento della telecamere di videosorveglianza – racconta Gualtieri – avevamo proposto di diventare un quartiere sperimentale per installare quelle con riconoscimento facciale. Ma basterebbe almeno aumentare quelle tradizionali. E poi più passaggi, soprattutto di notte, della municipale e delle forze dell’ordine. In via Respighi avevamo un centro permanente che potremmo definire interforze. Perché non ripristinarlo?".

Quanto al problema del sudicio lasciato ovunque, "Alia fa anche troppo. Il problema è chi lo produce e poi non paga la Tari. Credo occorra una sorta di educazione al senso civico fatta ‘porta a porta’: passare casa per casa, negozio per negozio. E multe salate". La speranza è l’ultima a morire e così a Gualtieri chiediamo se, nella zona, gli torna in mente qualche esempio di integrazione che funziona: "No, nessuno. C’è un negozio davanti al quale lasciano tonnellate di cicche per terra. Sa quante volte ho provato a spiegare che non va bene così? Ci sono i marciapiedi lastricati di sputi. Eppure noi ce la mettiamo tutta per migliorare questo quartiere...".

Maristella Carbonin