
Arrestati dai carabinieri tre marocchini, residenti fra Prato e Montemurlo, che spacciavano droga, in particolare cocaina, tra Montale e Montemurlo. I tre pusher cedevano cocaina anche a ragazzi giovanissimi e si muovevano in monopattino elettrico da una parte all’altra del confine tra i due Comuni vicini per eludere i controlli. L’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal gip di Pistoia è stata eseguita dai carabinieri della Stazione di Montale, coadiuvati da unità cinofile del Nucleo carabinieri di Firenze e da militari delle Stazioni di Pistoia e Bottegone oltre al personale della Tenenza dei carabinieri di Montemurlo. I tre cittadini marocchini sono ritenuti responsabili di numerose violazioni alla legge sugli stupefacenti e soprattutto di spaccio di cocaina in concorso tra loro e individualmente tra il gennaio del 2021 e il luglio del 2023. Le indagini, dirette dalla Procura di Pistoia, traggono origine da attività di osservazione e pedinamento eseguita dai carabinieri di Montale che, a partire dal settembre 2022, avevano evidenziato una fiorente attività di spaccio di cocaina ad opera dei tre pusher nei confronti di diversi assuntori, anche di giovanissima età, con i quali venivano fissati appuntamenti per la cessione di droga in zone vicine al confine tra Montale e Montemurlo. Gli spacciatori usavano il monopattino per andare da una parte all’altra del confine tra i due comuni vicini. Un impulso decisivo all’indagine è derivato dall’identificazione di uno dei tre indagati mentre si accingeva a cedere una dose di cocaina ad un minore. Gli inquirenti sono così risaliti ai "clienti" e soprattutto agli altri spacciatori che agivano in concorso tra loro. L’acquisizione di informazioni da parte di alcuni tra i più assidui assuntori di cocaina confermava l’ipotesi investigativa, facendo emergere numerosi particolari riguardanti le modalità per organizzare gli incontri per la compravendita di droga. E’ emerso anche la gerarchia interna al gruppo degli spacciatori: uno aveva il ruolo di capo e gli altri due erano deputati, almeno in una prima fase, solo alla consegna materiale della droga. Ad un certo punto sono emersi dei dissidi nel gruppo e i due gregari, cosiddetti "cavalli", si sono messi in proprio. Insieme alle misure restrittive nei riguardi dei tre pusher sono state effettuate perquisizioni personali e domiciliari.
Giacomo Bini