
Giampaolo Morini
Prato, 2 gennaio 2021 - Ha vissuto non risparmiandosi mai, cercando sempre il massimo e cercando di farlo raggiungere ai giovani di talento che incontrava nel tessile, il suo lavoro, come in cucina o su un campo da golf, le sue passioni. L’ultimo giorno del 2020 si è portato via Giampaolo Morini, 86 anni, sposato da quasi 60 con Franca, cinque figli e tanti nipoti.
Alla fine degli anni ’50 aveva fondato la Capritex insieme ai fratelli e i cugini, l’azienda che l’aveva portato negli atelier dei più grandi stilisti del mondo grazie alla qualità del lino, il marchio di fabbrica, ma anche ad altri prodotti innovativi che Morini, con coraggio, aveva via via introdotto, dalla lana tinta in capo alle lane lavabili, fino alla seta lavata. Morini raccontava sempre che la sua attività era partita da un telaio in casa e dai viaggi che faceva nei mercatini rionali di Capri per venderne i prodotti. Da lì il nome Capritex, che è rimasto fino a oggi come marchio commerciale della Leomaster di Usella.
Nel corso degli anni Morini era riuscito a creare rapporti solidi, anche di amicizia, con i grandi nomi della moda italiana e mondiale. Giorgio Armani lo ringraziò pubblicamente durante un’edizione di Pitti, mentre nel corso di un viaggio di lavoro a New York Ralph Lauren volle conoscerlo personalmente. "Lei produce il lino più bello del mondo", gli disse. Fu invitato anche ad un evento a Firenze con il principe Carlo d’Inghilterra, come uno degli imprenditori più rappresentativi del settore moda. La sua Capritex, inoltre, è stata una delle prime aziende pratesi a far parte di IdeaBiella. Il lino è sempre stato la punta di diamante della produzione e Morini somigliava a quel tessuto, fresco e schietto, due tratti del carattere che lo avevano fatto apprezzare da tanti. Non a caso sono state numerose le persone che hanno voluto salutarlo nelle cappelle del commiato della Misericordia.
Giampaolo Morini è stato anche tra i fondatori della delegazione di Prato dell’Accademia italiana della cucina. Avrebbe tagliato a breve il traguardo dei 35 anni di appartenenza, durante i quali è rimasto sempre protagonista contribuendo a valorizzare giovani di talento e intrecciando amicizie con alcuni degli chef più in vista. Amava la buona cucina e il buon vino, amava la vita e quando poteva la passava volentieri anche su un campo da golf. Tra i fondatori del club Le Pavoniere, dagli altri soci veniva chiamato simpaticamente "azzardino" perché era quello che tentava sempre il colpo più difficile, rischioso. Non aveva paura ed era stata la vita stessa a insegnargli ad andare avanti comunque, con coraggio, dopo essere rimasto orfano di padre a soli 11 anni. Fino agli ultimi giorni ha continuato ad interessarsi dell’azienda, circondato dall’affetto dei suoi familiari. Il funerale si terrà stamattina alle 10,30 in duomo. Sarà l’ultimo saluto ad un altro protagonista dell’età dell’oro di Prato.