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Bugetti chiama Nordio: “Venga qui, carcere al collasso. Il centrodestra si unisca a noi”

Dopo il quarto suicidio da dicembre la sindaca chiede l’intervento diretto del Guardasigilli. Convocato consiglio comunale straordinario: "Tema trasversale, ma competente è il governo"

La sindaca Ilaria Bugetti

La sindaca Ilaria Bugetti

Prato, 9 agosto 2024 – “Rinnovo l’invito al ministro Nordio a venire qui a Prato per trovare soluzioni alla drammatica situazione in cui si trova La Dogaia. Il centrodestra si unisca a noi perché su questi temi dobbiamo essere trasversali". I fatti di cronaca nera battente con il quarto suicidio in otto mesi dentro le mura della Dogaia spingono la sindaca Ilaria Bugetti ad aprire le porte di Prato a Palazzo Chigi. Una visita del governo e del Guardasigilli in città volta ad ottenere "risposte concrete" sul tema carceri, all’indomani anche dell’approvazione del dl Nordio, per riportare dentro le mura della casa circondariale "il rispetto della dignità umana".

« Che a violarla sia lo Stato è inaccettabile - aggiunge Bugetti -. Come istituzioni non possiamo e non vogliamo tacere. Dobbiamo farlo uniti, senza distinzioni di colore politico. Non è il momento delle ideologie, ci vogliono i fatti. Per questo invito il centrodestra ad abbandonare qualsiasi tentativo di narrazione edulcorata delle condizioni della Dogaia per compiacere il proprio governo, tra l’altro smentita dai fatti, e a unirsi a noi nel chiedere al ministro Nordio un sopralluogo e interventi immediati. Non c’è più tempo per riflettere o per adottare soluzioni di facciata, La Dogaia è al collasso. Peraltro l’invito spedito a Roma si estende alla partecipazione del ministro al "consiglio comunale straordinario" ancora da calendarizzare: «Dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene mi aspetto prima di tutto serietà - conclude la sindaca -. Come Comune abbiamo le mani legate perché non è nostra competenza. Possiamo promuovere progetti di reinserimento e di coinvolgimento dei detenuti ma sulle condizioni in cui si vive e si lavora in carcere non possiamo fare niente. Tocca al governo intervenire ed è doveroso che lo faccia. Le condizioni del nostro carcere rendono impossibile realizzare il compito che Costituzione affida alla pena detentiva: la rieducazione del detenuto per il reinserimento in società. Solo così potremo definirci un Paese civile".