Delitto Ammaturo, un pratese racconta le ombre di un mistero irrisolto

Attenta ricerca sulla stampa dell’epoca, fonti parlamentari e giudiziarie: il saggio sarà presentato alla Camera

A quaranta anni dalla morte del vicequestore Antonio Ammaturo, capo della Mobile napoletana ucciso assieme all’agente scelto Pasquale Paola da un commando brigatista, si fa strada la riapertura del caso. In questi otto lustri, ha pesato l’ipotesi che il mandato alle Br di uccidere fosse arrivato da Raffaele Cutolo, colui che è stato il fondatore della Nuova Camorra organizzata. Ma potrebbe non essere così. Prende una nuova pista l’attenta rilettura del caso proposta dallo scrittore e conduttore del programma "Racconti urbani" della pratese Radiocanale 7, Pierluigi Larotonda nel saggio "Il delitto Ammaturo. Luci e ombre di un mistero irrisolto".

Nel libro, pubblicato da Editrice Giazira Scritture con la prefazione di Simone de Meo, Larotonda ha ricostruito con minuzia i fatti, consultando fonti giudiziarie e parlamentari, la stampa dell’epoca, e si è avvalso di una ricca bibliografia. "Le brigate rosse nel luglio dell’82 quando fu ucciso Ammaturo, potevano contare su pochi uomini con il loro capo Giovanni Senzani in carcere – commenta Larotonda - ed è improbabile che poche persone prendessero una decisione così importante come quella di uccidere un funzionario di polizia che si era occupato solo di lotta alle mafie e alla camorra". Secondo l’autore, i brigatisti, dopo l’attentato, furono aiutati da capi-zona dell’organizzazione camorristica Nuova Famiglia e protetti da Renato Cinquegranella, uomo di questa organizzazione. "Nel 1982 a Napoli era la Nuova Famiglia padrona del territorio – aggiunge Larotonda –. Il latitante Cinquegranella custodisce la verità sulla morte di Ammaturo". Questa pista che porta alla Nuova Famiglia e non a Raffele Cutolo, sta prendendo piede anche all’interno della magistratura con la possibile riapertura del caso, come ha annunciato il capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo in occasione della cerimonia del premio intitolato ad Ammaturo. Le sue parole sono state musica per Larotonda.

"È possibile riaprire le indagini - ha detto Melillo - perché sono ancora vive le persone che sanno cosa accadde". A cominciare proprio dal latitante Cinquegranella. Intanto, il prossimo mese di settembre il saggio di Larotonda sarà presentato a Roma nella sala stampa della Camera dei deputati.

Marilena Chiti