Francesco Nuti compie sessant'anni; Veronesi racconta l'attore: "Devo tutto a lui"

Un traguardo da festeggiare alla rassegna "Buon Compleanno Francesco" al Cinema Terminale

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Prato, 17 maggio 2015 - Francesco Nuti e Giovanni Veronesi; un rapporto professionale da cui sono scaturiti tanti film di successo. Ma anche un profondo rapporto d’amicizia nato in città e proseguito per molti anni nella capitale del cinema. Naturalmente Veronesi non poteva mancare nella rassegna «Buon compleanno Francesco», in cartellone al cinema Terminale dal 20 aprile. Dopo Giuliana De Sio, Edy Angelillo, Maurizio Ponzi e Giovanni Nuti, l’ultimo ospite sarà proprio Veronesi. Lunedì 18 maggio (ore 21 ingresso libero) dopo l’intervista e l’incontro con il pubblico, torna sul grande schermo «Tutta colpa del paradiso» interpretato da Ornella Muti, scritto appunto da Veronesi e Nuti con la collaborazione di Vincenzo Cerami.

Il primo film insieme; un clamoroso successo al botteghino che lanciò definitivamente Cecco da Narnali nell’olimpo del cinema. Poi un successo dietro l’altro fino ad «Occhiopinocchio» del 1994. Oggi Veronesi è un regista di successo (fra i tanti ,la trilogia di «Manuale d’amore») ma non manca mai l’occasione per ricordare l’amico Francesco, il collega Nuti. E per fargli gli auguri, oggi, per il sessantesimo compleanno.

Lei ha ripetuto spesso negli anni: «Devo tutto a Francesco». Di solito nel mondo dello spettacolo la riconoscenza è un valore assai raro…

«Ma è la verità. Non lo dico perché siamo amici o perché a Francesco è successo quello che è successo. Io devo tutto a lui perché mi ha tenuto vicino come un fratello, mi ha fatto fare lavori importanti all’inizio, mi ha spesso detto che intuiva in me un talento che in realtà io non ero molto sicuro di avere. Era una simbiosi che nel nostro ambiente non è affatto frequente, di cui forse i nostri rispettivi fratelli erano un po’ gelosi. Oltretutto mi ha dato la possibilità di esprimere gran parte dello sceneggiatore che era in me. Lasciandomi la libertà di esprimermi anche in quella comicità pungente e poco accattivante».

Cosa vi ha uniti?

«Una grande sintonia di vita. Abbiamo vissuto per dieci anni praticamente insieme, dividendo spesso lo stesso appartamento. La nostra amicizia era davvero invidiabile. Lui era molto famoso e io no. Io ero un po’ a rimorchio. Ma non me l’ha mai fatto pesare. Se non ci fosse stato lui probabilmente avrei fatto lo stesso lavoro ma non con un inizio così importante come è stato»

Cosa vi ha divisi o allontanati?

«Francesco è come se adesso vivesse una terza vita. Nella prima sono stato molto presente. Nella seconda meno perché si è isolato allontanandosi anche dalle persone più care. E poi nella sua seconda vita è entrata Annamaria, c’è stata la nascita della bambina… Adesso sta vivendo la sua terza vita. In realtà più che stargli vicino non si può fare, dimostrandogli il nostro affetto. Secondo me Francesco ha ancora quattro vite davanti. Ne ha sette, come i gatti. E continuerà a stupirci!»

Da regista che le ha insegnato?

«I tempi comici; ma anche come si usa la mimica. E’ un comico di reazione. E poi mi ha insegnato a non arrendersi facilmente ai produttori. A lottare, ad essere caparbi per difendere le idee e lavoro»

Fra i progetti non realizzati ce n’è uno che riguarda Benigni.

«Un film che doveva intitolarsi I casellanti. Storia di due fratelli che vivevano in mezzo alla campagna in una piccola stazione ferroviaria. Il fratello minore, Francesco, era sordomuto. Era una sua idea, un soggetto che ha cullato e accarezzato tante volte. Ogni tanto mi diceva: come sarebbe bello, chissà se riuscirò a convincere Roberto. Quel suo sogno è diventato anche il mio ma non si è mai concretizzato»

Oggi Francesco compie sessant’anni. Gli faccia gli auguri.

«Glieli farò personalmente domani sera, in sala. Saranno quelli di un quasi fratello. Vorrei che la gente gli facesse sentire quanto lo ha amato, quanto ancora lo ama e gli vuole bene. Fategli gli auguri !»

Federico Berti