David Bruschi
Una volta quando non si sapeva di cosa parlare, il tempo era un’efficace ancora di salvezza nelle conversazioni di circostanza. "Sentito che caldo?". "Visto come piove?". Domande utili a superare l’impasse, per le quali oggi si può perfino provare nostalgia. Perché chiacchierare di meteo negli ultimi anni è invece diventato impegnativo, qualcosa di simile a un atto politico, visto che parlare del tempo alla fine è parlare di noi, che del clima abbiamo, ognuno, una nostra personale visione, catastrofica o meno che sia. Uno degli incipit più famosi della lettura recita così: "Era una notte buia e tempestosa". Bellissimo. Però dopo ieri abbiamo già dato.