Prato, "offro lavoro e nessuno risponde". La disperata ricerca dei ristoratori

Gei (Fipe-Confcommercio): "Molti in pandemia hanno cambiato impiego, ma il problema è perdere Pil". Per Cosmo, patron di quattro ristoranti: "Colpa anche del reddito di cittadinanza, troppi ne approfittano"

La ricerca di personale è un tema caldo (Foto di repertorio)

La ricerca di personale è un tema caldo (Foto di repertorio)

Prato, 19 maggio 2022 - La tempesta perfetta della pandemia ha messo in ginocchio il settore dell’accoglienza che ora stenta a trovare personale in sala o in cucina. A spiegare quest’ultima difficoltà è Clarissa Pozzarini del ristorante Logli: "Sì, devo dire che il lavoro è ripartito ma il Covid ha cambiato tutte le prospettive. Stiamo cercando da mesi camerieri che purtroppo non ci sono. C’è gente che non cerca lavoro per via dei sussidi di disoccupazione, è entrata l’idea che si può vivere con meno e stare liberi la sera, nei festivi o nel weekend, soprattutto per quanto riguarda la fascia di età tra i 30 e i 50, ho riscontrato che i giovani sono più volenterosi. Ci vorrà tempo per rimettere in piedi un sistema, per far girare di nuovo il mercato del lavoro".

Tommaso Gei del ristorante Il Capriolo e presidente di Fipe-Confcommercio, è categorico: "Noi ristoratori paghiamo le conseguenze dei lockdown che hanno innescato un grave problema di personale e anche di ricambio generazionale. Siamo stati chiusi due anni, a ritmo alterno e non per nostra scelta, però le persone non possono stare senza lavorare. E’ semplice da capire, chi in queste condizioni di precarietà ha trovato altre tipologie di impiego non è più disponibile". Ma Gei allarga il discorso all’osservatorio di Confcommercio: "Dai nostri dati durante la pandemia si sono persi in Toscana circa 20mila posti di lavoro nel turismo e n ella ristorazione, solo una parte è stata recuperata. Il rischio più grosso – aggiunge – è che non essendoci figure qualificate i locali non si possano esprimere al meglio, se gli alberghi restano mezzi chiusi quel Pil è perso per l’Italia, il danno economico ricade su tutti. La Toscana esprime un grande potenziale turistico ma se la richiesta non può essere soddisfatta, i turisti si rivolgeranno ad altri mercati e chissà se li vedremo mai tornare".

È Massimo Cosmo, patron di quattro locali a Prato (Chicco d’uva, Antiche volte, Wallace e Hop’n Drop) con 50 dipendenti in totale, a rincarare la dose: "Trovare personale qualificato è difficile, senza contare i redditi di cittadinanza; sto cercando addetti sia in cucina che in sala e sono disponibile ad assumere anche senza esperienza, però oggi i ragazzi vanno a ballare il sabato sera e la domenica sono stanchi. È così stressante gestire quattro locali che mi verrebbe voglia di venderli, è vero che si guadagna ma in alcuni giorni non ho tempo nemmeno di sedermi. Da imprenditore vorrei che i destinatari del reddito di cittadinanza fossero controllati meglio, su tanti che hanno bisogno, tanti se ne approfittano. Mi hanno mandato tre camerieri, un barista e un pizzaiolo: li ho provati ma in realtà non volevano un lavoro, solo figurare come ’provati’. Con tre prove in tre posti, possono stare a casa a godersi il reddito, quindi...".

Anche per Stefano Bonfanti del ristorante Interludio e presidente di Confesercenti Prato "il periodo pandemico ha allontanato molto il personale, molti hanno cambiato settore, i giovani non hanno più voglia di imparare un mestiere e fare la gavetta. Come Confesercenti abbiamo aperto un canale che mette in contatto chi cerca e chi offre lavoro, ma anche così non si crea un ba cino di utenza a cui attingere. Troppi chiedono lavoro in nero, è un settore in grossa difficoltà. Non succede solo a Prato ma a livello nazionale, deve metterci mano al Governo. Propongo una sinergia tra scuola alberghiera e aziende non solo per lo stage, l’alternanza scuola-lavoro dovrebbe portare a un periodo più lungo e retribuito, così nasce l’entusiasmo. Sarà un’estate difficile".