
Il 90% dei bandi promossi dai Comuni di Prato, Pistoia e Calenzano per individuare le ditte a cui aggiudicare gli appalti pubblici hanno meccanismi che penalizzano le piccole e medie imprese artigiane. Il dato emerge dall’osservatorio nazionale sulla burocrazia di Cna, che ha messo in mostra come solo nel 10% dei trenta bandi presi in esame sia stato inserito il frazionamento in lotti dell’appalto. Non solo. In meno di un caso su dieci è stata data una motivazione al mancato frazionamento in lotti. Il tema è fondamentale per le pmi perché più grandi sono gli appalti, e i relativi importi a gara, e più facilmente riescono ad aggiudicarsi le gare le imprese di grandi dimensioni.
"Questo meccanismo scoraggia la partecipazione delle pmi al mercato degli appalti pubblici – spiegano da Cna Toscana Centro –. Senza contare la difficoltà delle stazioni appaltanti territoriali ad introdurre clausole di carattere premiale nei bandi a tutela delle pmi". L’osservatorio dell’associazione di categoria rivela inoltre che fra Prato e Pistoia meno del 30% dei bandi prevede specifici requisiti di accesso per la partecipazione di forme aggregate: ad esempio i consorzi di imprese artigiane. "Spesso vengono utilizzate formulazioni che non ne favoriscono la partecipazione", sottolineano da Cna Toscana Centro. Questa situazione è diventata particolarmente penalizzante per le aziende artigiane soprattutto alla luce del boom di appalti pubblici scaturiti dai fondi Pnrr. Lavori che potrebbero aiutare tutto il sistema a reggere e ad aumentare le commesse, e che invece "penalizza le pmi".
"I dati dell’osservatorio hanno quantificato le enormi criticità che penalizzano l’accesso agli appalti delle imprese di Prato e Pistoia del settore costruzioni, confermando ciò che Cna denuncia da anni – precisa Riccardo Castellucci, presidente Cna Costruzioni Toscana Centro –. Oggi sappiamo che, a parte la digitalizzazione del sistema degli appalti, sul nostro territorio tutti gli altri indicatori legati al sistema degli appalti pubblici si confermano pesantemente al di sotto della media nazionale, malgrado i nostri sforzi per colmare questo gap attraverso la sottoscrizione di accordi e protocolli che si infrangono però contro il muro della burocrazia istituzionale".
La nota positiva sugli appalti pubblici è invece quella della digitalizzazione, almeno su scala provinciale. Perché quasi tutti i Comuni dal 2019 usano la piattaforma "Start" della Regione per espletare le gare pubbliche. Cosa che invece non avviene in buona parte del resto d’Italia, con il 30% delle procedure che si svolge ancora in modalità cartacea. "Se le pubbliche amministrazioni vogliono davvero salvaguardare le migliaia di impresse del comparto costruzioni hanno una sola strada – aggiunge Castellucci –, l’applicazione corretta del nuovo Codice degli Appalti e in particolar modo dell’articolo 50, che consentirebbe, da subito, di superare queste criticità".