Lavoratori come schiavi, aggressione al picchetto: scattano gli arresti

Misure cautelari per quattro indagati. Operai pagati 3 euro l'ora e costretti a lavorare sette giorni su sette fino a 13 ore al giorno

Prato, 30 gennaio 2023 - Lavoratori cinesi e pakistani costretti a turni di 13 ore al giorno, sette giorni su sette, con brevi pause per mangiare qualcosa ma senza allontanarsi dalla postazione, per 3 euro l'ora (anche meno se clandestini). E se qualcuno provava a protestare con i sindacati, via a minacce e aggressioni, come accaduto l'11 ottobre 2021 davanti alla ditta Dreamland, confezione di via Galvani al Macrolotto.

Due momenti dei violenti scontri a Prato
Due momenti dei violenti scontri a Prato

Oggi sono scattate le misure cautelari nei confronti di due cinesi (in carcere) e di due loro collaboratori (ai domiciliari), uno dei quali loro prestanome, al termine dell'indagine della Procura di Prato condotta da carabinieri e Asl.

A dare il via all'indagine fu l'aggressione dell'ottobre 2021 alla Dreamland. Sopralluoghi, filmati e intercettazioni hanno confermato quanto era emerso dalle proteste dei lavoratori; altissima percentuale di manodopera a nero o assunta con contratti part-time da 3 ore al giorno che però era costretta a lavorare sette giorni su sette per 13 ore, con brevi pause e una retribuzione di 3 euro l'ora o meno se clandestini, oppure a cottimo, dai 7 ai 13 centesimi per capo lavorato.

Un altro aspetto emerso dall'indagine è la totale mancanza di sicurezza sul lavoro: aspetto che di certo non sorprende, ma indisgna se si pensa che la tragedia degli operai della Teresa Moda evidentemente non ha insegnato nulla. I controlli hanno fatto emergere quanto già visto centinaia di volte: vie d'emergenza ostruite, dormitori abusivi, carenze agli impianti, assenza di formazione con tanto di falsi certificati.

Sono una ventina i lavoratori sfruttati emersi in questa inchiesta, che ha permesso anche di individuare i mandanti e alcuni degli esecutori materiali dell'aggressione davanti ai cancelli della ditta.  Infine c'è il fronte fiscale, con la massiccia evasione contributiva per la quale la guardia di finanza ha proceduto al sequestro preventivo per circa 120mila euro.