Valdera e il rebus della ripartenza

Pieragnoli: «A rischio la vita di oltre mille imprese»

Pontedera, 15 maggio 2020 – Il nodo della ripartenza è ancora tutto da sciogliere. Lunedì potranno riaprire le attività? Chi, come, a quali condizioni? «Assistiamo allo spettacolo inqualificabile di annunci a raffica che si susseguono uno dietro l'altro, contraddittori e definitivi in nulla – commenta il direttore di Confcommercio provincia di Pisa Federico Pieragnoli –. Per l'economia l'incertezza è il peggiore dei mali e in una crisi come quella attuale è semplicemente catastrofica. Lunedì si attende la riapertura del paese e della Toscana, ma ancora, non si sa come e non c'è niente di definitivo». Anche in Valdera sono migliaia le imprese del commercio, del turismo, dei servizi che attendono una riposta per capire se e nel rispetto di quali protocolli potranno aprire. «Purtroppo – continua – lo scenario che si profila anche per la Valdera, come per tutta la provincia di Pisa è drammatico per le imprese del commercio e del turismo: il lockdown prolungato e questa straziante incertezza mettono a rischio la vita di oltre mille imprese, più di 2.000 lavoratori e rischiano di bruciare qualcosa come 250 milioni di euro di fatturato». Il direttore di Confcommercio non risparmia critiche ai protocolli Inail. «I tanti comitati tecnici – spiega – si divertano pure a stilare pile di documenti, ma se la politica pensa di soffocare gli imprenditori sotto protocolli di sicurezza partoriti sulla luna, si sbaglia di grosso. Sento parlare di misure grottesche, quattro metri distanza tra i tavoli per i ristoranti, addirittura moduli di autocertificazione e divieti di ogni tipo, chi pensa assurdità simili è completamente fuori della realtà. Per non parlare poi della responsabilità penale degli imprenditori in caso di contagio di un dipendente: siamo semplicemente alla commedia dell'assurdo». Pieragnoli chiude con un richiamo alla Costituzione. «Non è questione di sciopero fiscale o meno – aggiunge – ma di equità e giustizia sociale: è l'articolo 53 della Costituzione italiana a recitare che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. E siccome la capacità contributiva di negozi e locali rimasti chiusi per oltre due mesi è pari a zero, preso atto che nessun aiuto è venuto a sostenere queste imprese e che tutto ciò che si è perso non è più recuperabile, la logica e stringente conseguenza è che zero assoluto è l'assegno che verseremo allo Stato per le tasse nel 2020.