"Senza zaino" supera anche la pandemia

Il modello di scuola di comunità e inclusivo ha bisogno di nuove linee guida, ma è riuscito a superare le difficoltà legate al Covid

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di Gabriele Nuti

FAUGLIA

Diciotto anni di scuola di comunità. Di scuola inclusiva. Venti anni di grandi banchi quadrati o rotondi con gruppi di alunni che partecipano, parlano, si aiutano. E, insieme, crescono. Poi è arrivata la pandemia e anche la "Scuola senza zaino", esperienza straordinaria con epicentro Fauglia, deve rivedere la sua organizzazione. Ne parliamo con Daniela Pampaloni, la ex dirigente dell’Istituto comprensivo Mariti di Fauglia che coordina il progetto a livello nazionale.

"Questo modello di scuola è nato e cresciuto prima della pandemia – le parole di Pampaloni – Dopo la pandemia, pur rimanendo fermo con i suoi principi e con la sua autonomia, partecipazione, responsabilità, comunità dei ragazzi, va rivisto. Una delle difficoltà, in questi due anni, è stata l’impossibilità di condividere il materiale. La condivisione è alla base della ’Scuola senza zaino’. Ma questo durante la pandemia non è possibile. E allora bisogna rivedere le linee guida. E lo faremo entro la fine del 2022, inizio 2023. Alla base c’è una scuola che dovrà avere spazi più ampi. Diversi. L’epicentro non potrà più essere la sola aula, ma dovranno esserlo l’intera scuola e il paesaggio".

I venti anni della "Scuola senza zaino" sono stati ricordati in Regione con una iniziativa venerdì scorso. In Toscana nonostante il periodo difficile sono entrate 14 nuove scuole nel proceddo. Ora sono 177 in Regione, oltre 650 a livello nazionale.

"Noi diamo punti cardine ma lasciamo l’autonomia a ogni singolo istituto – aggiunge ancora Daniela Pampaloni – L’inclusione e il fare comunità sono fondamentali per i bambini più piccoli e importanti man mano che crescono. Ma poi occorre il singolo impegno, la crescita individuale perché altrimenti c’è qualcuno che resta sempre a rimorchio del compagno o della compagna di gruppo".

Capofila del progetto continua a essere Fauglia a livello nazionale. Poi ci sono ventuno "scuole-polo", una per ogni regione. In zona quelle coinvolte sono a Pontedera (Maltagliata, Romito, La Borra, Gandhi, Curtatone e Montanara), Capannoli, Cascina, Bientina, Santa Maria a Monte e alcune a Pisa. Però ci sono anche dei momenti di stallo. Ad esempio Bientina e Buti, dopo la pandemia durante la quale hanno bloccato il progetto ’Senza zaino’, dovramnnmo riflettere su cosa vogliono fare".

L’incontro di venerdì scorso a Firenze è stato il primo per celebrare il ventennale del modello "Senza zaino". Ne seguiranno tanti altri. Uno c’è stato già ieri in Puglia, un altro ci sarà il 15 marzo in Toscana. "Quello di ’Senza "zaino’ è un progetto virtuoso e una scommessa riuscita – le parole dell’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini – ed è nostra ferma volontà continuare a sostenere questo modello di ‘scuola comunità’ anche nei prossimi anni". La Regione continuerà dunque a credere a questo modo di fare scuola dove le classi diventano laboratori e i banchi monoposto si sostituiscono a isole e ampi tavoli di lavoro, dove arredi e spazi diventano un tutt’uno con la didattica, dove si va a casa ‘leggeri’ – senza zaino, per l’appunto – e dove la scuola è una comunità che dialoga all’interno e con il territorio".