Barbieri si è ucciso. Trucidò la moglie a coltellate e venne assolto

L'uomo si è impiccato in casa. Venne riconosciuto in preda a un disturbo psichiatrico delirante al momento del delitto. Da tempo manifestava l'intenzione di togliersi la vita

I carabinieri sul luogo della tragedia

I carabinieri sul luogo della tragedia

Pontedera, 7 giugno 2016 - «Un giorno o l’altro la farò finita». Nessuna lettera lasciata ai familiari. Neppure una riga di addio per i due figli. Ma quello di Roberto Barbieri, trovato impiccato alla ringhiera delle scale della sua villetta a Saragiolo, nel cuore dell’Amiata, suona come un suicidio annunciato. Non ha retto a quell’onta. A quell’amore morboso e malato al quale lui, con le proprie mani, mise fine esattamente due anni fa, impugnando due coltelli e massacrando la moglie Sandra Fillini, in quel nido familiare costruito insieme nel piccolo borgo di Castelnuovo Valdicecina. Ieri ha pranzato con i suoi cari, ma da tempo Roberto non stava bene. Quella spirale di depressione in cui era precipitato continuava a spingerlo sempre più in basso, in maniera inesorabile. «E’ un uomo che non ha più aderenza con la realtà», queste le parole pronunciate a caldo da Pardo Cellini, legale del 57enne ex impiegato nel colosso Enel e reo confesso dell’omicidio della moglie, dopo la clamorosa sentenza di assoluzione per incapacità di intendere e di volere (e senza nessun tipo di misura di sicurezza), arrivata il 12 aprile scorso come epilogo del processo per rito abbreviato.

Lo ha trovato già cadavere la sorella, intorno alle 17.30 di ieri. Barbieri (che aveva vissuto l’intero processo per l’omicidio della moglie da uomo libero), era tornato a vivere a Saragiolo, frazione di Piancastagnaio, in una villetta a due piani che condivideva con la sorella e i genitori. Tutti ora parlano di lui come un uomo depresso, sopraffatto dal dolore per quel gesto che ha spezzato la vita della donna che aveva sposato. Della madre dei suoi due figli.

Il pubblico ministero Nicola Marini non ha disposto l’esame autoptico e la salma dell’uomo è già stata riconsegnata ai familiari. Una tragedia che si somma ad un’altra tragedia: un uomo che, dopo un menage matrimoniale scandito da continue separazioni ed avvicinamenti, da dissapori a non finire, colpì la moglie con undici fendenti, sferrandone nove all’addome e due alla schiena, durante l’ennesima lite furibonda. Lei, la vittima, Sandra, lavorava come medico al distretto Asl dell’Alta Valdicecina. Al momento del dramma, i due non avevano ancora presentato l’istanza ufficiale di separazione ma si erano già rivolti a due avvocati. In questa orribile vicenda, finita davvero nel peggiore dei modi, resta il grandissimo dolore per una famiglia distrutta. Per i due figli della coppia, il più grande che ora frequenta l’università in un ateneo fuori Regione, e per il più piccolo che, dalla morte della madre, si era trasferito nella casa della tata che lo aveva allevato. E due paesi interi, Saragiolo e Castelnuovo, ancora sotto choc.

(Ha collaborato Giuseppe Serafini)