Pontedera, "Medici in fuga verso altre strade". Pronto soccorso al collasso, i motivi

Alberto Conti interviene sul caos al Lotti. "Organico in sofferenza, manca il 30 per cento del personale"

Un pronto soccorso

Un pronto soccorso

Pontedera, 3 agosto 2022 - ​Sovraffollamento al pronto soccorso di Pontedera? Sì, ma ci sono ragioni a monte da analizzare. Strutture sanitarie al collasso e carenza di organico. Barelle in fila – prese d’assalto– e pazienti in attesa di un ricovero. Il tutto, condito da una vera e propria crisi dell’organico, anche dal punto di vista motivazionale. Da una parte il personale che lavora a ritmi estenuanti. Dall’altra i numeri degli accessi che lievitano. Ne parliamo con il dottor Alberto Conti (nella foto) , direttore dell’emergenza-urgenza dell’azienda Asl Nord Ovest. Un’intervista per capire meglio la situazione, a livello locale.

Dottor Alberto Conti, quali le ragioni che in questi giorni hanno mandato nel caos il primo accesso dell’ospedale di Pontedera?

"Intanto gli ospedali sono tornati alla situazione pre pandemica e con il 30% di medici in meno. Prima del Covid erano già il 50% in meno, ciò significa che in pronto soccorso lavorano piante organiche ancora non sufficienti".

Quali sono le azioni che ha messo in campo l’azienda sanitaria?

"La Asl ha preso in carico medici specializzandi del quarto e quinto anno in accordo con l’università di Pisa per gestire i codici minori e sono stati reclutati anche medici dei primi anni di specialistica. E lo scorso anno, ricordiamolo, un bando per la medicina d’urgenza è andato deserto. Non si è presentato alcun candidato. Questo invita alla riflessione".

Resta quindi in piedi un problema dal carattere annoso: i medici non ci sono e i pronto soccorso si affollanno di pazienti, come suc cesso a Pontedera, dove le barelle erano ammassate nei corridoi.

"Si è creata una certa disaffezione a questo tipo di lavoro, e mi riferisco a chi opera in un pronto soccorso: carichi maggiori di stress, turni di notte, nei fine settimana e nei festivi e capita che i medici scelgano altre strade". Come fuggire verso la sanità privata o scegliere la professione di medico di medicina generale?

"Esatto. Si sta verificando, purtroppo, una fuga progressiva. È sotto gli occhi di tutti".

La carenza di medici, soprattutto in alcune specialistiche, non è venuta a galla con il Covid e rappresentava lo stato dell’arte già da anni. Dove va ricercata la causa?

"In una programmazione non consona realizzata venti anni fa, ma per quanto riguarda il boom di accessi devono essere fatte alcune precisazioni".

Prego.

"I codici più gravi rappresentano circa il 10 per cento degli accessi in pronto soccorso, mentre il 50 per cento con punte che arrivano anche al 60 per cento è rappresentato dai codici di minore entità. In quest’ultimo caso, si tratta anche di pazienti che potrebbero essere seguiti a livello ambulatoriale e non trattati in ospedale. Quindi i tempi di attesa si dilatano e arrivano a raddoppiarsi anche per alcuni accessi impropri e per chi arriva in pronto soccorso con codici minori. Rispetto al 2019, i flussi di pazienti che arrivano in pronto soccorso sono aumentati".

Quanti sono gli accessi medi al giorno al pronto soccorso dell’ospedale Lotti?

"La media è pari a 130 accessi giornalieri, ma succede di arrivare anche a 150-180 accessi al giorno. Se nell’arco di un giorno il pronto soccorso si ritrova a gestire 150 casi, la priorità viene data ai codici più gravi e tutto è normato da una legge regionale che ha distinto il tipo di rischio, ovvero basso, intermedio e alto, e dettando i tempi in cui lo stesso codice deve essere preso in carico".