La pelle resta in crisi, allarme dei sindacati: "Perso il 30%"

Loris Mainardi della Camera del Lavoro di Santa Croce analizza il settore alla vigilia di Lineapelle

Loris Mainardi

Loris Mainardi

Santa Croce, 9 febbraio 2016 - Il conciario cede alla crisi il 30% del lavoro. Il conciario vive una nuova stagione difficile e carica d’incertezza. Lineapelle è alle porte. Ma le aziende arrivano alla grande fiera con il nodo in gola: «Poco lavoro, ma soprattutto sono poche le aziende che “girano“ a pieno ritmo», dice Loris Mainardi della Camera del Lavoro di Santa Croce che nelle ultime settimane sta monitorando l’andamento del settore con assemblee e visite nelle aziende.«C’è tanta apprensione, la fiacca va avanti dal maggio 2015 e non c’è stata un’inversione di tendenza. Mai, in questi mesi. Il lavoro per l’invernale non è partito, poche le concerie che lavorano a regime: i contoterzisti sentono forte il peso di questa frenata che, appunto, possiamo quantificare in almeno il 30 per cento - spiega Mainardi - Ci sono anche importanti riflessi sul mercato del lavoro. Gli interinali sono fermi. Il fenomeno che evidenziammo subito dopo le ferie estive del 2015 si sta prolungando: il ricorso al lavoro somministrato è minimo, segno che sono basi i livelli di fabbisogno e quindi di ordinativi. Dopo l’estate rimasero fermi 800-1000 contrattasti e l’anno nuovo si è aperto su questi livelli. Nulla è cambiato. Se non che sono passati altri sei mesi». «Ovviamente la ragione di queste problematiche è multifattoriale, ci sono elementi determinati dalla fibrillazione dei mercati, ci sono le firme che stanno riducendo al minino anche la richiesta di campionature: questo, più di altro, ci preoccupa- conclude Mainardi -  Si sa sta che grandi maison stanno riorganizzando il business, che puntano a svuotare i magazzini e probabilmente stanno ripensando alle collezioni «storiche» e al loro appeal al mercato». Questa volta l'esito di Lineapelle sarà determinante.