REDAZIONE PONTEDERA

"Il Tar ha riconosciuto che il Comune sbagliò"

Il comitato dei genitori che si è opposto per le mancate iscrizioni a scuola dei non residenti: "Ormai gli effetti sono irreversibili"

"Il piano di utilizzo impugnato è stato approvato in assenza della intesa con il capo dell’istituto scolastico risultando quindi fondata la corrispondente censura formulata dai ricorrenti". In buona sostanza Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana ha messo un punto alla vicenda – dando ragione ai genitori che avevano presentato ricorso – che ha interessato la scuola secondaria di primo grado di Crespina, da cui un gruppo di bambini non residenti era stato escluso, e per la quale il comitato "Scuola senza confini" ha portato avanti fin da gennaio 2021 una mobilitazione su più fronti, tra proteste e sit-int. Fino, appunto, a dare il via alle carte bollate. Era l’inizio del 2021 quando scoppiò il caso, una durissima polemica tra i genitori – riuniti in un comitato spontaneo – e il primo cittadino di Crespina Lorenzana che aveva deciso di dare un giro di vite all’osmosi scolastica perché l’obiettivo dell’amministrazione era anche quello, sottolineò Thomas D’Addona, di contenere anche le spese per le casse del municipio che portavano le maggiori presenze.

Alla giustizia amministrativa il gruppo di genitori aveva esposto di aver chiesto la iscrizione, appunto, dei propri figli alla scuola Cozzi di Crespina Lorenzana per l’anno scolastico 2021-2022; e che tale iscrizione "sarebbe stata rifiutata per insufficienza del numero della classi attivabile alla luce del piano di utilizzo degli edifici scolastici approvato dal Comune". da qui, l’impugnazione dei diniego unitamente al piano di utilizzazione che ne costituisce il presupposto logico, asserendo, fra l’altro, "che quest’ultimo sarebbe stato approvato in difetto della prescritta intesa con il Preside dell’istituto".

L’interesse dei ricorrenti si proiettava quindi sull’anno scolastico 2022-2023, si legge nella sentenza, per il quale la vigenza dell’impugnato piano di utilizzazione "avrebbe presumibilmente portato ad analoghi esiti sul piano del numero delle classi disponibili e, quindi, sul numero delle iscrizioni accettabili". Rispetto a tale periodo temporale, tuttavia, il provvedimento impugnato – scrive il Tar – "non può più produrre alcun effetto essendo stato sostituito da quello di recente approvato che non è stato, tuttavia, gravato con motivi aggiunti". Così i giudici hanno dichiarato improcedibile il ricorso dei genitori per sopravvenuta carenza di interesse. Ma hanno condannato il municipio a pagare le spese di lite (3mila euro).

"Nonostante la sentenza del Tar dica che quello che è stato fatto non sia giusto dice anche che oramai è stato fatto e “ha prodotto effetti irreversibili”", spiega una nota del comitato. E indietro, dunque, non si può tornare. Ma allora chi ha vinto? Il Comitato dei genitori ammette:"Il motivo tecnico di questa non-vittoria è che nel frattempo “il comune ha proceduto all’approvazione di un nuovo piano di utilizzo per l’anno scolastico 22-23 acquisendo questa volta l’intesa del responsabile della struttura scolastica". "Un legale – persegue la nota – ci ha consigliato di impugnare questa sentenza e di proseguire anche con un procedimento civile ma non ci è mai interessato vincere per vincere".

Carlo Baroni