"Ha ucciso lui per distruggere me Ci ha inflitto un ergastolo di dolore"

Le parole intrise di rabbia e sconforto del fratello di Checcucci, Gilberto che riscostruisce i rancori e le liti "Voleva comandare e spesso ci punzecchiavamo. Alla fine se l’è presa con la persona più debole"

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"Me l’aveva promesso. Alla fine se l’è presa con il più debole". E’ disperato Gilberto Checcucci, che in queste settimane d’indagini sull’omicidio del fratello, aveva più volte richiamato l’attenzione sui problemi della famiglia con il vicinato. Ruggini in piedi da anni. "E’ dal 2013 che spesso presentava contro di me un esposto dietro l’altro in Comune; cominciò quando feci i primi lavori – ricorda Checcucci, parlando di Luigi Cascino, presunto assassino del fratello – . Aveva l’atteggiamento di quello che voleva comandare su tutti. Io tante volte gli avevo detto ’te pensa a casa tua, che io penso alle mie’, ma nulla. Io sono quello fumino, Roberto no, lui non aveva mai detto niente. Però alla fine se l’è presa con lui". Questioni che andavano, si apprende, anche dal posto auto, al marciapiede – "non voleva che camminassi sul suo marciapiede anche se c’ho le case" –, alla manutenzione del giardino. Nel marzo del 2019, successe qualcosa di particolare. Segnatamente l’8 marzo. Gilberto fu investito con la macchina durante una manovra dall’uomo che ieri mattina è stato portato in carcere come indiziato dell’omicidio di Roberto Checcucci. Si trattò di un sinistro, per il quale Gilberto è stato anche risarcito.

Ma anche quella vicenda fu stata carica di tensioni. "Io sentì un’accelerata, l’ho sempre detto, poi le cose sono state definite diversamente. Allora era già del tempo che eravamo in discussione – aggiunge Gilberto –. Io di quell’uomo avevo paura. E ora guardate cosa m’ha fatto, m’ha ucciso il fratello, un uomo buono, che non faceva male a nessuno, che era solo appassionato di fare quelle passeggiate da solo". Ora siamo rimasti io e mamma, lei 91enne, non abbiamo pace – aggiunge Gilberto –. Quell’uomo è arrivato a togliere la vita a un innocente, perché Roberto era innocente. Lui, a differenza mia, non ci aveva mai litigato. "Non voglio dir più nulla – conclude – se non grazie alla Procura e ai carabinieri; in queste settimane a volte sono stato sfiduciato, mi lamentavo che non mi facevano sapere niente, invece stavano lavorando sodo, in silenzio e ora l’hanno portato dentro, chiuso a chiave. Non finirò mai di ringraziarli, anche se nessuno ci ridarà Roberto".

L’avvocato Andrea Massaini, legale della famiglia Checcucci, aggiunge: "dobbiamo rilevare un lavoro eccellente, imponente e importante, che ha svolto la Procura di Pisa – spiega il legale –. Faccio i miei complimenti al Procuratore capo Crini, al sostituto Pelosi che ha coordinato l’inchiesta ed ai carabinieri del nucleo investigativo di Pisa e della compagnia di San Miniato che hanno lavorato al caso senza sosta".

"Il mio assistito, in queste settimane – aggiunge il legale – aveva più volte richiamato l’attenzione sulle ruggini di vicinato che, a quanto apprendiamo, hanno covato così profondamente, da diventare la ragione di tanta brutalità. Che sconvolge ancora di più se pensiamo che un uomo è stato ucciso per infliggere all’altro, visto come un nemico, un ergastolo di dolore".

Carlo Baroni