"Chi sa parli e racconti come mio figlio finì nel Tevere"

L'ultimo disperato appello della modre di Federico Carnicci, scomparso nel 2015 e ritrovato cadavere nel fiume

Lidia Speri con l'avvocato De Pietro

Lidia Speri con l'avvocato De Pietro

Santa Croce, 21 novembre 2019 - "Sono costretta a rassegnarmi", dice Lidia Speri che per scoprire la verità sulla morte di suo figlio ha fatto anche il detective registrando conversazioni e raccogliendo, insieme a sua figlia, memorie per l’avvocato e per la Procura di Roma sulle tante incongruenze di questa storia. E ce ne sono. Gli amici che già nelle prime ore danno versioni diverse, ne denunciano la scomparsa ma allo stesso tempo arriva alla famiglia la voce che forse il giovane è nel Tevere dove poi sarà trovato davvero dieci giorni dopo. Ormai cadavere. Il corpo di Federico che presenta segni e tumefazioni non sarebbero valorizzati dalla consulenza medico legale. A quasi cinque anni e dopo una prima archiviazione, il giallo è ancora in piedi. Federico Carnicci, 27enne operaio di Santa Croce, quando scomparve, viveva sotto ponte Mazzini a Roma con un gruppo di punkabbestia con cui stava facendo un’esperienza di vita di strada.  Era il luglio del 2015 e il corpo del giovane venne restituito dal fiume dieci giorni dopo la denuncia di scomparsa. «Non so più cosa fare – dice Lidia Speri –. Chi sa non parla. Chi era con mio figlio avrebbe potuto aiutare la verità fin dall’inizio. Non sono rassegnata. Sono costretta a rassegnarmi, che è diverso». L’avvocato della famiglia, Carmine De Pietro, ammette che il tempo che passa non gioca a favore: «quest’indagine doveva partire in modo diverso subito, vagliando subito le contraddizioni nei racconti di chi quella notte era con Carnicci». Nel Tevere, secondo la famiglia, il giovane non ci sarebbe buttato da solo, al limite c’è caduto con una dinamica tutta da chiarire. La seconda indagine è stata aperta con un fascicolo a carico di ignoti con ipotesi di reato omissione di soccorso. Nei mesi scorsi anche una testimonianza chiave è venuta a mancare all’ultimo minuto: quella di una ragazza che c’era quella notte e che telefonò alla famiglia. Ma proprio quella giovane ha fatto un passo indietro e – rispetto alle intenzioni iniziali – non è andata a rendere testimonianza al pubblico ministero.