La casa della cultura "decolla" con Sgarbi

La lezione del celebre critico e politico a San Miniato rilancia la missione della Fondazione Crsm e il "ruolo" della sede di Palazzo Grifon i

Vittorio Sgarbi ricevuto nell’ufficio del presidente

Vittorio Sgarbi ricevuto nell’ufficio del presidente

San Miniato, 26 settembre 2021 - Palazzo Grifoni è un autentico gioiello. E Antonio Guicciardini Salini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, fin dal suo insediamento, ha ripetuto che uno degli obiettivi del suo mandato era quello di "far vivere il palazzo, riportalo al centro del territorio, farne la casa della cultura". Poi, la pandemia, ha frenato tutto. "Dopo molto tempo la Fondazione torna a organizzare un evento culturale – ha detto Guicciardini Salini, presentando l’iniziativa che venerdì sera ha visto protagonista Vittorio Sgarbi –. Non che la nostra attività si fosse fermata, lo dimostrano le iniziative che sono state messe in campo nel sociale, e l’interesse verso il territorio. Torniamo dal vivo con un grande evento organizzato più di un anno fa: un onore ospitare il professor Vittorio Sgarbi, personaggio illustre della cultura e della politica". Anche un segnale forte, di speranza.

E di ripartenza, questa iniziativa, con la sala gremita, per quanto le disposizioni anti Covid hanno consentito. E con un Vittorio Sgarbi che non ha mancato di catalizzare il pubblico, con il carisma che tutti conosciamo, l’immensa cultura, la straordinaria conoscenza dell’arte, quel modo di comunicarla che lo rende unico. Al centro della serata l’ultimo libro del critico "Ecce Caravaggio – Da Roberto Longhi a oggi": un’ora e mezza filata di lectio magistralis su Caravaggio, tra passato e presente, addirittura con riferimenti a Pasolini, per raccontare la seducente attualità del pittore seicentesco. Un libro che da conto del ritrovamento dell’Ecce Homo, naturalmente, ma anche un viaggio lungo la riscoperta di Caravaggio dopo il 1951. Settanta anni fa esattamente. Un viaggio dentro una storia avvincente, fatta anche di colpi di scena, per delineare la grandezza di un’artista che resta una pietra miliare: "Nessuno come Caravaggio sa fotografare il dolore, il male, la malattia e la morte", ha detto Sgarbi. "Dal 1951 e la mostra di Longhi si capisce come Caravaggio abbia a suo modo “inventato” la fotografia – ha aggiunto il critico – . Caravaggio guarda il vero e lo riproduce. Questa capacità di essere testimone inizia con una serie di dipinti di ragazzi di strada a cui si ispirò anche un giovane Pasolini nel raffigurare i suoi ragazzi di vita".  

Il ’900 è, qppunto, il secolo delle grandi riscoperte. Pasolini per un verso, e Caravaggio per altro, rappresentano l’attualità e il realismo della attualità. "Caravaggio è definibile come il pittore della realtà, e in un certo modo, appunto, l’inventore della fotografia", ha concluso Sgarbi tra gli applausi del primo grande evento a Palazzo dall’inizio della pandemia. Aprendo la porta anche alla speranza che ora possa iniziare un’altra storia. Carlo Baroni