Piombino, 7 settembre 2024 – E’ entrato cardinale, ma non poteva uscire papa. Il pressing sul sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, a candidato del centrodestra per le prossime regionali, continua però, in attesa che sciolga la riserva.
Il messaggio dei colonnelli di peso toscani è stato nuovamente ribadito nell’assemblea degli eletti di ieri di Riotorto, a casa del sindaco di Piombino Francesco Ferrari, nel resort Borgo degli Olivi, per un giorno la masseria pugliese di Ceglie Messapica dei meloniani toscani.
E, in più, è stato lo stesso Tomasi a sottolineare che «tocca a noi», a Fratelli d’Italia per allontanare le velleità degli alleati. Una prova di forza di un «esercito» (Ferrari dixit) politico: circa 400 iscritti ed eletti a vari livelli, tra (euro)parlamentari, consiglieri regionali, comunali, provinciali, sindaci e assessori.
«La giornata della consapevolezza», per citare il coordinatore regionale Fabrizio Rossi, un rassemblement «impensabile fino a pochi anni fa», certifica Ferrari, simbolo di una «classe dirigente competente» e intenzionata a sfatare il tabù della Toscana rossa. Mentre da Roma facevano eco le dimissioni del ministro Sangiuliano, a scandire i lavori dell’assemblea è stato l’imminente congresso di Anci Toscana del 18 settembre a Firenze per rinnovare presidenza e organi direttivi, più i delegati da spedire a novembre a Torino al congresso nazionale.
Dalle retrovie è Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di FdI, a dettare la linea ai suoi: «Il Pd non può pensare che Anci sia una cosa sua». E a proposito di consapevolezza: «Il Pd governa il 70% dei comuni in Toscana - ammette Ferrari -, sarebbe velleitario aspirare alla presidenza, ma ci aspettiamo un coinvolgimento vero nelle valutazioni». Concetto fatto suo da Tomasi: «Il Pd ha l’onere di esprimere un nome e guardando al panorama dei grandi Comuni, premesso che governiamo in 7 capoluoghi su 10 - rivendica -, il presidente regionale uscente è quello di Prato, Biffoni, quindi l’unico che non ha ancora avuto un ruolo è il sindaco di Livorno».
E’ il civico senza tessera Pd Luca Salvetti, al secondo mandato incassato al primo turno a giugno. Su di lui nessun veto? «Basta che il percorso sia condiviso e non mosso da correntismi - l’apertura di Tomasi -, e che il nome non arrivi il 18 settembre un’ora prima di ritrovarsi. Come ci convince il ragionamento di optare per un sindaco di un comune medio-piccolo, perché Anci deve essere davvero quel luogo di sindacato di sintesi delle esigenze di tutti i comuni, oltre i colori politici e oltre i partiti». Ma lo scioglimento della riserva per la scesa in campo come anti-Giani? Gli endorsement alla candidatura di Tomasi non sono mancati in assemblea, sulla scia della Festa Tricolore di Massa di inizio mese.
«Governatore in pectore… quasi candidato, lo possiamo dire ormai, no?», l’assist del coordinatore regionale Fabrizio Rossi. Quel «speriamo di convincerlo» pronunciato da Donzelli è stato riproposto dal neo eurodeputato Francesco Torselli («Spero accetti»). Come la mettiamo con gli alleati Lega e Forza Italia che invece pressano per le primarie? «Siamo consapevoli che stavolta tocca a noi - lo slancio dello stesso Tomasi -. Questa giornata serve a dire che FdI ci proverà davvero a vincere, ma al tavolo con gli alleati ci siederemo con pari dignità portando temi, documenti, mozioni prodotti dalla nostra classe dirigente. Io nel frattempo continuerò a pensarci, contento e lusingato. Il nome sarà l’ultimo tassello. Ma se vinciamo, che nessuno si preoccupi perché non ci sarà la venuta dei Lanzichenecchi. Abbiamo giurato sulla costituzione».