Luca Salvetti: "Così ho superato le divisioni tra i dem. E ho fatto vincere il Pd"

Intervista al sindaco di Livorno: "Non ho tessera, nel 2019 fui scelto proprio per quello". Bisogna "tornare a parlare con la gente, dire cosa si può fare e cosa no"

Il sindaco di Livorno Luca Salvetti

Il sindaco di Livorno Luca Salvetti

Livorno, 2 ottobre 2022 - Lui quella tessera non l’ha mai voluta. Perché prendere la tessera di un partito significa appartenenza, dedizione, rispondere a ordini di scuderia. E Luca Salvetti ha sempre voluto avere le mani libere per allargare l’area del confronto politico ben oltre quei confini che il Pd gli avrebbe imposto. Con questo ingrediente la ricetta è stata vincente e nel 2019, dopo cinque anni di governo grillino, il giornalista ha ripreso Livorno, la storica roccaforte della sinistra italiana, dove nel 1921 si consumò la scissione al congresso socialista che portò alla nascita del Pci.

Il Pd nel 2019 ha trascinato la coalizione composta da Articolo Uno, dalle liste civiche Casa Salvetti e Futuro e da ex membri di Buongiorno Livorno, portando Salvetti alla vittoria. Ora anche il Pd toscano potrebbe ripartire proprio dalla città dei Quattro Mori per vincere le divisioni interne (tra ex Ds ed ex Margherita in primis).

Sindaco, com’è nato il “modello Livorno“? «Nasce nel 2019 da una scelta coraggiosa del Pd locale. Dopo la sconfitta per mano grillina, il partito presentò un documento programmatico innovativo su tante questioni fondamentali come inceneritore e nuovo ospedale. Iniziò a confrontarsi con gli altri partiti e soprattutto con le forze civiche di sinistra in maniera paritetica e con grande umiltà. E disse “sì“ alla scelta di un candidato proveniente dalla società civile senza tessera di partito. A Livorno fu davvero una rivoluzione».

A volte, anche in politica, fare un passo indietro permette di ricaricare le energie e farne, poi, due in avanti. É stato così? «Si, perché queste scelte ribaltarono un quadro che vedeva il partito costretto a rincorrere già allora la destra e anche i 5 stelle, nonostante il loro governo della città deficitario e inconcludente. La vittoria e la mia elezione, accompagnata da un programma innovativo soprattutto sul fronte dei temi ambientali, dei diritti dei lavoratori, dell’attenzione alle categorie più fragili e della nuova visione urbanistica turistica e culturale della città, hanno dato il via a tre anni significativi che sono anche il motivo della tenuta in città in questa tornata elettorale con la destra straripante».

Un consiglio alla sinistra: quale strada le indica il sindaco di Livorno? «Livorno è un laboratorio in cui il partito e il centrosinistra nel complesso, facilitati anche dalla mia figura conosciuta e molto presente nei ceti più popolari, stanno lavorando per ritrovare un dialogo forte con i cittadini. La sinistra, se vuol tornare a contare come un tempo, deve lavorare sulla presenza giornaliera al fianco delle persone, prendendosi carico dei grandi problemi e delle situazioni singole. Bisogna dire alla gente in modo serio cosa si può fare subito, cosa necessita di più tempo e cosa invece non si può fare se non sostenuti da decisioni nazionali. I cittadini sono intelligenti, sanno capire, non accettano di essere presi in giro o snobbati. Il Pd deve fare scelte importanti dopo aver valutato i motivi della sconfitta. Lo farà, ne sono certo, in maniera seria e lo dovrà fare anche con coraggio».  

Su cosa puntare per un allargamento del fronte con cui dialogare? «Sociale, politiche ambientali, tutela del lavoro, diritti dei più deboli, sanità e scuola sono i punti d’incontro dove annullare tutte le sfumature e differenze. Se si riesce a portare avanti questo lavoro c’è l’occasione di rispondere alla destra».