Consip, cadono le accuse. Papà di Renzi e Lotti assolti. L’ex premier: gioia e rabbia. "Ma nessuno si scuserà"

Traffico di influenze e favoreggiamento, due condanne su dieci imputati. Il leader di Italia Viva all’attacco: il vero scandalo è la montatura di questo caso. "Le inchieste sulla mia famiglia? Finalizzate a distruggere il mio consenso"

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Otto assoluzioni e due condanne. Il castello delle accuse del caso Consip si sgretola dinanzi al tribunale di Roma. L’ottava sezione collegiale ritiene colpevoli l’ex maggiore del Noe dei carabinieri Gian Paolo Scafarto (rivelazione del segreto d’ufficio e falso, un anno e mezzo di pena più 50mila euro di provvisionale al Ministero) e il colonnello Alessandro Sessa (tre mesi per omessa denuncia) e manda assolta l’intera pattuglia dei fiorentini. Da Tiziano Renzi, padre del leader di Italia Viva, all’ex ministro Dem Luca Lotti. In mezzo, pure l’ex presidente di Publiacqua, Filippo Vannoni, l’ex comandante della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. Assolti anche Carlo Russo, l’ex parlamentare Italo Bocchino, l’imprenditore Alfredo Romeo. Scafarto e Sessa sono stati assolti dall’accusa di depistaggio. Il pubblico ministero Mario Palazzi aveva chiesto la pena più alta, cinque anni, per Russo. Nella sua requisitoria, aveva preannunciato l’avvicinarsi della prescrizione. Tutto era cominciato nel 2016, con le dichiarazione del ’grande accusatore’, l’ad di Consip Luigi Marroni: disse che Luca Lotti e Saltalamacchia lo avevano informato che la procura partenopea stava indagando sulla centrale degli acquisti. Accuse che Marroni ha ribadito anche in aula, additando anche Renzi senior quale propalatore della rivelazione. ste. bro.  

Firenze, 12 marzo 2024 – Renzi, è più contento o arrabbiato?

"È una sensazione strana. Sono molto felice, ovviamente: l’assoluzione piena di tutti i miei amici è motivo di gioia profonda. Ma sono anche molto arrabbiato: i giudici di Roma hanno sostanzialmente assolto tutte le persone vicine a me, ma hanno condannato due carabinieri ritenendoli responsabili di aver violato i loro doveri e, addirittura, in un caso, compiuto un falso per cercare di ’incastrarmi’. Forse non è del tutto chiaro quello che è successo: Open, Consip, Banca Etruria, dossieropoli. Hanno costruito contro di noi una montagna di accuse false e calunniose".

Una vicenda entrata nella sua famiglia che ha condizionato la sua vita, anche politica.

"In tanti dicono: ’Renzi è bravo però sta antipatico agli italiani’. Vicende come questa spiegano la ragione di frasi del genere. Mi hanno massacrato sui media, accusando di tutto me e le persone a me più vicine. Provate a pensare che cosa succede quando ti arrestano i genitori, indagano mezza famiglia, perquisiscono i finanziatori, mettono sotto indagine e sulle copertine i tuoi principali collaboratori, accusandoli di scandali che non sono mai esistiti. Il vero scandalo Consip sta nella montatura che ne è stata fatta. E nessuno pagherà mai per il danno di reputazione, morale, umano. Oltre che familiare".

Per suo babbo Tiziano fu un colpo doloroso.

"Mio padre fino a 65 anni non ha avuto nessun problema con la giustizia. Quando sono diventato premier è stato indagato a Genova e poi archiviato. Indagato a Roma e poi assolto. Indagato a Firenze per traffico di influenze e poi archiviato. Indagato di nuovo a Firenze e poi assolto. Penso che questa vicenda sia importante per lui perché gli consente di vedere la luce in fondo al tunnel. Solo chi ci è passato capisce che cosa si prova. Sono felice del fatto che la famiglia non si sia spezzata, talvolta accade: lui e mia mamma hanno una grande fede e questo li ha molto aiutati".

Invoca le scuse, crede che arriveranno da qualcuno?

"Ma quali scuse? La sinistra giudiziaria ha utilizzato Consip e gli altri scandali per riprendersi la Ditta. L’unico di sinistra a dire in quelle ore la verità senza peli sulla lingua si chiama Matteo Orfini: in alcune interviste spiegò perché le varie indagini fossero finalizzate a estromettermi politicamente e a distruggere il mio consenso. Dagli altri un silenzio imbarazzato, anche adesso. Frasi di circostanza. A destra, lasciamo perdere: il carabiniere condannato ieri era entrato in una giunta di Forza Italia con incarico alla legalità. E Salvini e Meloni tacciono: perché si ricordano bene che cosa dicevano in quelle ore. L’unico esponente delle istituzioni che mi ha espresso solidarietà è il presidente del Senato, La Russa, lo apprezzo".

I rapporti con quello che è stato l’amico di una vita sono stati logorati anche da questa inchiesta: è assolto anche Luca Lotti.

"Luca è stato sempre uno dei miei più stretti collaboratori. Non è stata l’inchiesta a dividere le nostre strade, ma una scelta politica che ha fatto quando ha deciso di restare nel Pd anziché seguirmi in Italia Viva. Ma oggi sono strafelice per lui, per i suoi bambini e per le persone che gli vogliono bene. Quando Luca fu indagato io andai dalla Gruber per difenderlo: dissi che ero certo che lui fosse una persona onesta. Ho messo la faccia per lui come per altri amici e colleghi: per me un leader che molla i suoi è un vigliacco. Io ho sempre difeso Luca come Maria Elena Boschi e un altro disintegrato da Consip, quel Filippo Vannoni che era alla guida di Publiacqua e che il sindaco di Firenze Nardella ha silurato senza complimenti. Ognuno ha il suo stile".

Lotti ha patito anche un isolamento nel Pd sfociato poi nella non candidatura alle scorse politiche.

"Qui c’è il punto politico della rottura con Luca. Lui ha pensato che il Pd fosse sempre il nostro Pd, garantista. E che tutti volessero difenderlo come sarebbe stato giusto fare. Ma il Pd di oggi non è più quello di prima. È giustizialista, ti molla se hai un problema giudiziario, rinuncia alle primarie, fa cassa con le multe, mette i soldi del pubblico per lo stadio, sottovaluta la sicurezza. Sul piano politico con Lotti abbiamo rotto proprio sull’idea di partito Democratico. Ma ora non è questo che conta".