
L’Aglianese giocherà ancora ad Agliana la prossima partita in casa contro il San Giuliano City in programma domenica prossima 12 novembre (ore 14,30). Il trasferimento in un altro stadio per le gare interne, annunciato a sorpresa il primo novembre scorso dalla società neroverde, è quindi rinviato ad una delle prossime settimane. Infatti il direttore operativo del club Fabio Taccola, nella sua comunicazione sulla decisione di cambiare impianto, aveva fatto intendere che l’Aglianese avrebbe potuto anche giocare un’ulteriore partita al Bellucci e che il trasferimento si sarebbe realizzato entro la fine del mese di novembre. Dunque il fatto che l’Aglianese giochi in casa domenica non significa che la società abbia cambiato idea.
La decisione di lasciare Agliana è stata motivata dalla situazione logistica delle strutture disponibili ad Agliana, che, secondo quanto dichiarato dal direttore operativo Taccola, non consentono alla squadra di allenarsi nel modo dovuto. L’Aglianese, nel comunicare che giocherà ad Agliana domenica prossima, informa anche che per gli allenamenti utilizza in questi giorni il campo sportivo Chiavacci di Prato, l’impianto della Zenith. La scelta del Chiavacci è dettata dalla indisponibilità del campo sportivo di Montemurlo dove l’Aglianese si è sempre allenata nelle scorse settimane. In seguito anche all’alluvione della notte tra giovedì e venerdì, l’Aglianese aveva usufruito di un impianto messo a disposizione dalla società del Victor San Marino che domenica scorsa ha ospitato la formazione neroverde nella partita conclusasi col pareggio per 2 a 2. Nel dopogara sia il direttore Taccola che l’allenatore Baiano hanno avuto parole di calorosa riconoscenza verso la società del Victor San Marino per l’accoglienza e la sensibilità dimostrata e anche verso la struttura alberghiera di Rimini presso la quale l’Aglianese aveva alloggiato prima del giorno della gara. In sostanza l’alluvione ha costretto l’Aglianese a cambiare il campo di allenamento ed ha quindi aggravato il disagio lamentato dalla società per non avere "la propria casa".
Giacomo Bini