Cartellone 'no vax'. I pediatri: "Messaggio distorto"

Beacci e Mannini (Fimp, pediatri): "Non si spiega che le reazioni non sono collegate causalmente al vaccino. Il vaccino salva 1500 donne ogni anno dal tumore al collo dell'utero"

Beacci e Mannnini

Beacci e Mannnini

Pistoia, 1 marzo 2018 - Un cartellone pubblicitario senza firma, è stato notato ieri mattina, parcheggiato a fianco della Camporcioni, una delle strade più trafficate della Valdinievole: «Vaccinarsi non è esente da rischi. E se capitasse proprio a tuo figlio?» è il messaggio riportato a caratteri cubitali sulla vela, con a fianco la cifra di 21.658 casi di reazioni avverse nel triennio 2014-2016. Il manifesto, senza firma da parte di alcun privato, associazione o forza politica, utilizza come fonte un sito di «sanità alternativa» no-vax. Il caso è stato segnalato anche dai candidati Pd Caterina Bini ed Edoardo Fanucci: «È inaccettabile – scrivono – che nel 2018 qualcuno possa instillare la paura nei cittadini: è un ritorno al Medioevo».

Ne parliamo con Patrizia Beacci e Andrea Mannini, della segreteria Fimp di Pistoia (medici pediatri).

Il messaggio riportato nella «vela» è corretto?

«Il messaggio non è corretto, sotto diversi punti di vista. Innanzitutto va spiegato che cosa si intenda per reazione avversa. Secondo l’Aifa (agenzia italiana del farmaco), per reazione avversa al vaccino, si intende qualsiasi evento di natura medica (incluso un lieve malessere o un eritema localizzato) che avviene dopo la vaccinazione che non necessariamente è da collegare alla somministrazione del vaccino. La reazione avversa ha infatti ha un rapporto temporale e non causale con la somministrazione del vaccino. Quello che non viene detto è l’entità della reazione ed il provato rapporto con la vaccinazione. Non si comprende come, per correttezza, non venga fatto riferimento alle reazioni avverse da framaci. Secondo l’Aifa, infatti, nel 2016 ci sono state 5mila reazioni avverse registrare temporalmente dopo le vaccinazioni, a fronte di ben 45mila reazioni avverse da farmaco. In Italia, nel 2016, sono nati 473.438 bambini. Nel loro primo anno di vita sono state somministrate 12 milioni di dosi di vaccino, con la registrazione di 5mila reazioni avverse. Questo fa comprendere la reale entità del problema. Sono però altri i numeri che dovrebbero farci riflettere, ad esempio quello delle donne che non sono morte grazie alla vaccinazione".

In che senso?

«La vaccinazione delle adolescenti contro il Papilloma virus salva la vita a 1500 donne ogni anno: è il secondo tumore femminile come diffusione. E spesso sono donne giovani. E ancora, nel 2017, se non avessimo avessimo avuto il vaccino, avremmo registrato 8mila casi di poliomielite, molti di più dei casi di reazioni avverse, comprese le lievi. Tutto questo ci fa capire che la salute è bene collettivo e come tale va tutelato. Le politiche sanitarie di un paese devono avere questo scopo, senza esitazioni».

La vaccinazione è una forma di tutela della collettività?

«Assolutamente sì. Faccio un esempio concreto. Un neonato non può essere vaccinato per la pertosse, ma sarà protetto se la copertura vaccinale delle persone che lo circondano supera il 95%: ne va della sua vita e vale per tutte le malattie prevedibili da vaccinazione, si chiama ‘strategia cocoon’. Così deve essere tutelato un bambino che sta eseguendo un ciclo di chemioterapia con immunosoppressori o l’anziano defedato». Sono aumentate le vaccinazioni dopo la firma dell’accordo con i pediatri di famiglia? «Sì ed è intuibile il motivo. Poter associare le visite dal pediatra con le sedute vaccinali è un notevole vantaggio per le famiglie».