
La città ha accolto con calore il padre di Giulia Cecchettin e il suo libro "Serve pensare a un’alleanza e non a una sfida, a un percorso comune" .
L’applauso lo precede ed è forte, scrosciante. Ma non è suo e lo dice subito: "Io questo battere di mani lo giro a Giulia. Io non sono nulla. Sono solo un padre che non si è rassegnato a che tutto finisse quel giorno lì, in quel modo lì". Gino Cecchettin, il padre rimasto ‘orfano’ della sua Giulia, è a Pistoia. E la città se n’è accorta. Tanto che la libreria Lo Spazio, dove è stato presentato il suo libro "Cara Giulia", è piena già da ore prima dell’arrivo di Gino. E non sbaglia Gino a dire che Giulia in realtà è la "figlia di tutti", lo prova il pienone di ieri: "Questo mi fa sentire orgoglioso. Questo mi ha fatto capire che per me c’era speranza. Oltre il dolore, oltre quello tsunami di rabbia che sapevo mi avrebbe potuto travolgere".
"Non sono un formatore, non sono illuminato, chiedo a tutti di vedermi come un papà che vuole bene – ha continuato Cecchettin –. Siamo abituati al modo di vivere tangibile, ma ho capito che potevo in qualche modo farla rivivere. Molto ha fatto Elena, l’altra mia figlia. Mi dicevano ‘guarda cos’ha combinato’. E io non mi rendevo conto. Avevo toccato il dolore più profondo. Poi le iniziative si sono moltiplicate, le fiaccolate a sostegno anche. Ho cominciato a capire: guardavo le foto di Giulia e sentivo la rabbia scivolare via. Ho compreso che il passato non avrei potuto cambiarlo, che avrei potuto e dovuto fare qualcosa da quel momento in poi. Prendendo spunto da Giulia, dal suo altruismo. Potevamo essere d’aiuto a qualcuno, a quelle tante donne e ragazze che non hanno mai smesso di subire violenza da chi invece diceva di amarle. È così, anche guidato dalla paura di dimenticare i momenti vissuti con Giulia, che ho cominciato a scrivere. Raccoglievo aneddoti, momenti belli, parentesi di tempo speso in modo bello. E un amico mi ha detto: ‘ma perché non scrivi un libro?’.
"Qualcuno penserà che era troppo presto, che avrei dovuto mostrare dolore sempre, assumere certi comportamenti perché avevo subito un lutto così grave. Come se non fossi già di mio sufficientemente disperato. Sono stereotipi anche questi. E poi un libro (i cui fondi andranno a sostenere le attività della Fondazione Giulia Cecchettin) perché Giulia se lo meritava. Un regalo di quelli che non potrò più farle".
La conversazione è proseguita toccando tutta un’altra serie di temi necessari, dalla discriminazione all’educazione, nella certezza, da privato cittadino come ha ribadito lui: "Che se non ci sono risorse per fare cultura allora anche questo è un problema. C’è tanto da fare, sembra si sia rotto un anello educativo. Sta agli esperti capire dove sta questo anello e, ammesso che sia rotto, e non che invece tutto sia sempre stato così, capire come ripararlo".
Il dibattito si è poi allargato ai social, alle responsabilità, alla politica, alla strada che sarebbe auspicabile seguire e ogni intervento non è stato che lo spunto per riflessioni cui tutti siamo chiamati. "Serve pensare a una riconciliazione e non a un riscatto, a un’alleanza e non a una sfida, a un percorso comune. E poi – ha concluso Cecchettin - far capire che l’uomo vero non è quello vincente, il superuomo. È quello che sa chiedere scusa, è quello che i sentimenti li vive con tutto il trasporto possibile".
In dialogo con Cecchettin c’erano Lavinia Ferrari e la consigliera provinciale di parità Chiara Mazzeo, che ha curato l’organizzazione del pomeriggio, quale anteprima del festival "Pari e Dispari", che si terrà a Pistoia a novembre. Oggi Cecchettin sarà ancora a Pistoia, al teatro Bolognini, per incontrare gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di varia provenienza dal territorio, per aprire un dialogo con i ragazzi e le ragazze.
"Il calore e la vicinanza che ricevo ogni volta che incontro la gente, ovunque vada, è per me motivo di grande conforto. Nonostante vivere questi momenti e ripercorrere quanto ci è accaduto ogni volta richieda un grande sforzo e una grande fatica per il mio cuore".
linda meoni