Negli ultimi anni, con l’avvento della tecnologia e dei social, leggiamo sempre più spesso sui giornali o apprendiamo dal telegiornale casi di cyberbullismo le cui vittime sono giovani ragazzi o ragazze. Nel nostro istituto la professoressa Iolanda Vezio, referente per la prevenzione e contrasto al bullismo e cyberbullismo, propone ogni anno attività e incontri con esperti, allo scopo di favorire una maggiore conoscenza delle tematiche per la prevenzione di questo fenomeno e per farci riflettere sul corretto uso dei social. Quest’anno il nostro istituto Mario Nannini ha aderito al progetto "Social-mente responsabili – Educazione alla comunicazione e alla relazione dentro e fuori dalla rete" promosso dal Comune di Quarrata in collaborazione con il Corecom della Toscana e con i servizi per l’educazione digitale. Per capire meglio di cosa si occupa il Sed abbiamo intervistato i due fondatori, il dottor Francesco Pagnini e il dottor Francesco Brizzi.
Che cosa è il Sed e quando è nato?
"Il Sed è una cooperativa nata nel 2017 dalla nostra collaborazione e si pone l’obiettivo di educare all’uso di internet, contrastando fenomeni come cyberbullismo ed adescamento online, con focus su social, messaggistica e online gaming. Siamo stati i primi in Toscana ad occuparci di questo argomento".
Quali sono gli errori più frequenti che i ragazzi commettono nell’uso dei social?
"L’errore più frequente è iscriversi ad un social prima dell’età consentita, senza la supervisione di un adulto: spesso i ragazzi non si rendono conto di costruire un’identità digitale diversa da quella reale. Un’ applicazione è facile da usare, ma difficile da gestire".
Nel vostro percorso vi siete posti nuovi obiettivi?
"C’è sempre stata l’idea di crescere, però è difficile capire come agire nel mondo di internet, perché è come un flusso che cambia continuamente. Ci piacerebbe far conoscere ai ragazzi la parte buona di internet, poiché usato in modo corretto ha i suoi vantaggi".
C’è stato un caso particolare o complicato che avete dovuto affrontare durante la vostra esperienza?
"Non abbiamo mai dovuto affrontare casi gravissimi, i più delicati sono i casi di adescamento online, quando un adulto si finge un adolescente attraverso un profilo social fake per adescare ragazzi".
Quanto può essere pericolosa una challenge?
"Dipende dalla challenge: è difficile intuire cosa è giusto fare e cosa no, quindi bisogna informarsi su cosa si sta affrontando e se vale la pena rischiare la propria vita per qualche like".