Un traguardo tagliato con ampio anticipo, nonostante le enormi difficoltà incontrate all’esordio del percorso e il crollo verticale vissuto nella fase finale della stagione. Due obiettivi, dichiarati a chiare lettere direttamente dai protagonisti, clamorosamente falliti. Il giudizio complessivo sull’annata nerazzurra, la quarta consecutiva in cadetteria, non può che pendere verso l’insufficienza. Il mantenimento della categoria, dopo i disastri a cui abbiamo assistito tra agosto e settembre, è indubbiamente una medaglia appuntata sul petto di Luca D’Angelo e dei componenti dello spogliatoio: i meriti però si spingono poco oltre e si arenano definitivamente di fronte al girone di ritorno da incubo, chiuso con la miseria di 18 punti in 19 gare (un rendimento da retrocessione diretta). In questo caso i demeriti sono da distribuire omogeneamente tra tutte le componenti del club. Perché nessuno ha dimenticato di quanto, agli Arsenali Repubblicani in occasione della presentazione delle nuove divise ufficiali, il presidente Giuseppe Corrado dichiarò che "per non vivere nuovamente la delusione della sconfitta col Monza basta non disputare i playoff, e chiudere nei primi due posti della classifica". Il miglioramento del risultato sportivo centrato nell’annata 2021-22 era stato sbandierato ai quattro venti prima che la palla iniziasse a rotolare e anche a dicembre, quando i nerazzurri sembravano aver messo definitivamente alle spalle gli stenti delle settimane iniziali della stagione per avviarsi verso una battaglia all’ultimo tuffo per i playoff. Invece nel mercato invernale la dirigenza non ha saputo cogliere gli scricchiolii della rosa, non è riuscita a notare le zone del campo che necessitavano di linfa ulteriore e soprattutto maggior qualità (fascia sinistra e regia), e il gruppo guidato da Luca D’Angelo si è lasciato avviluppare da una coltre di negatività e sfiducia che ha finito per annientare tutto l’entusiasmo costruito nel girone d’andata.
M.A.
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