
I tifosi del Pisa accolgono la squadra al rientro dalla vittoria contro il Brescia, sognando la Serie A dopo 31 anni.
Un aperitivo della festa di finale. Una bolgia. L’ennesima della stagione. Aspettare la squadra al rientro da una vittoria in trasferta è diventata una dolce abitudine, era già successo in aeroporto dopo i successi di Palermo e Cosenza, ma questo ha tutt’altro valore. "Ma te ci vai allo stadio dopo?" "Certo!" Questa la frase che riecheggia nelle varie braciate del 25 aprile. Già mezz’ora prima dell’arrivo stimato del pullman il piazzale è gremito (fotoservizio Mattia Del Punta). La vittoria contro il Brescia (con il conseguente pareggio dello Spezia a Frosinone) lanciano come mai prima il Pisa verso la Serie A. Il sogno è ormai tangibile. Davanti alla Curva Nord, i giocatori del Pisa al rientro dalla Lombardia sono scortati da una marea nerazzurra. Cori, una folla. C’è chiunque. "Correte, scappate, arriva lo squadrone nerazzurro" il coro che sempre accompagna. Quando la compagine nerazzurra arriva, la folla è tale da non permettere l’ingresso al parcheggio dello stadio. D’altronde, sono oltre duemila i presenti. Il convoglio si ferma all’ingresso, lasciando i giocatori entrare uno a uno. E qui è davvero il delirio. Ogni giocatore si ferma, uno a uno, con tutti i presenti. Nessuno si esime a selfie, battute, qualche chiacchiera e perché no, qualche coro.
Tra i più scatenati Sernicola, che brandisce una bandiera. Castellini si ferma a lungo a parlare con un bambino, che ha così l’opportunità di conoscere uno dei suoi idoli. Dai grandi ai piccini, sono tutti pazzi di questo Pisa. Lind, infortunati per questa partita, tra i più acclamati. Qualcuno gli affida anche il figlio in braccio per una foto. Inzaghi è riuscito nel suo obiettivo. La piazza non è innamorata, di più, di questa squadra. I giocatori non ce la fanno ad andare via. Un "sequestro" acconsentito da parte del pubblico dell’Arena. Diciamo che la scelta dei calciatori di lasciare le macchine parcheggiate nel piazzale non si è rivelata la migliore, con il senno di poi. Ma sono rischi che è bellissimo correre. La gioia è enorme per una squadra che sta regalando il più grande sogno possibile a un popolo che attende da trentun’anni. Ma a questo punto non è più corretto chiamarlo sogno.
Lorenzo Vero
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