
Michele Marconi
Pisa, 4 agosto 2021 – Colpo di scena nel caso Marconi-Obi, giunto al collegio arbitrale del Coni. Nel dispositivo, appena pubblicato, dopo l'udienza tenutasi nel primo pomeriggio di oggi, è stata annullata la squalifica al calciatore ed è stato accolto il suo ricorso. Ora però tutto torna indietro alla corte d'appello federale.
DISPOSITIVO – Dal documento pubblicato dal Coni, in attesa delle motivazioni della sentenza, che arriveranno nei prossimi giorni, emergerebbero vizi procedurali. Secondo quanto si legge infatti il Coni “accoglie il ricorso e, per l’effetto, annulla la decisione della Corte Federale d’Appello della FIGC dell’11 maggio 2021 (C.U. n. 105/A), affinché la stessa, in diversa composizione, decida in conformità ai principi di diritto enunciati in parte motiva. Spese al definitivo. Dispone la comunicazione della presente decisione alle parti tramite i loro difensori anche con il mezzo della posta elettronica. Così deciso in Roma, nella sede del CONI, in data 4 agosto 2021”. Tutto da rifare quindi per il giocatore che però può esultare, ma anche per il suo avvocato, Alessio Piscini.
L’EPISODIO – La Corte Federale d’Appello della Figc aveva condannato il calciatore per aver pronunciato la presunta frase “La rivolta degli schiavi” verso il calciatore Obi durante il secondo tempo della partita Pisa-Chievo dello scorso 22 dicembre, di fatto ribaltando il primo grado di giudizio, che aveva assolto pienamente l’attaccante del Pisa. A destare scalpore furono anche le motivazioni della che aveva ribaltato il primo grado di giudizio. Per la corte infatti “non è necessaria la certezza assoluta della commissione dell’illecito né il superamento del ragionevole dubbio, come nel diritto penale, ma è sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza in ordine alla commissione dell’illecito”.
CESSIONE ALESSANDRIA – Solo ieri il calciatore era stato ceduto dal Pisa all’Alessandria e questa mattina, in esclusiva dalle colonne de La Nazione, arrivano anche le motivazioni del calciatore per la separazione, che ammette non sarebbe mai voluto andare via: “Questo addio speravo sarebbe arrivato più tardi possibile, ma non è stata colpa mia. Arrivata la condanna in secondo grado sono stato lasciato solo in pasto a tutti. La società si è tirata indietro e con alcune dichiarazioni si è lasciato anche intendere che io fossi colpevole. Mi ha ferito molto, sono trattato malissimo. Avrei preferito un trattamento diverso come il Padova ha fatto per Santini, che ha vissuto una vicenda simile”.