
Filippo Inzaghi, 51 anni, è sempre più lontano dalla panchina nerazzurra
Coincidenze o regola aurea: nella sua storia il Pisa, dopo una promozione in Serie A, ha sempre cambiato l’allenatore. L’unica eccezione è rappresentata dal primo salto verso l’alto, datato 1968: la compagine guidata in campo dal mitico capitano Piero Gonfiantini superò la concorrenza di rivali del calibro di Foggia, Reggiana, Livorno grazie alle intuizioni di Renato Lucchi dalla panchina. Il romagnolo (era originario di Cesena) venne confermato al timone anche nella prima avventura in massima serie dello Sporting Club, culminata con una retrocessione avvenuta per tre punti di distacco sulla zona salvezza: all’epoca il campionato era composto da sedici squadre e le designate per il salto all’indietro erano le ultime tre. Con la macchina del tempo viaggiamo fino al 1982, quando pochi attimi dopo la celebrazione dell’approdo in massima categoria il piombinese Aldo Agroppi salutò una città in festa per accasarsi al Perugia, rimanendo in cadetteria. Anconetani decise di affidare la missione della salvezza in Serie A al brasiliano Luis Vinicio, soprannominato "O lione" nei suoi anni trascorsi da calciatore a Napoli. E la scelta si rivelò azzeccatissima: non soltanto il Pisa riuscì a centrare l’impresa del mantenimento della categoria, ma lo fece proponendo un bel calcio e piazzandosi all’undicesimo posto finale, tutt’ora il record nel massimo campionato italiano per la compagine nerazzurra. Approdiamo quindi alle annate 1984-85 e 1986-87, accomunate dalla presenza di Gigi Simoni in panchina: l’allenatore gentiluomo in entrambi i casi non seguì la strada dei nerazzurri in massima serie, salutando il nerazzurro pochi giorni dopo i festeggiamenti. Nel 1985 quello che nell’immaginario comune è ricordato come l’organico più forte mai allestito sotto la Torre per affrontare la massima categoria (lo spogliatoio era popolato da Berggreen, Kieft, Baldieri, Volpecina, Muro soltanto per citarne alcuni), venne affidato a un giovane rampante: Vincenzo Guerini (appena 32enne).
L’azzardo di Anconetani non fu ripagato: la squadra incappò in una serie di scivoloni che la condannarono alla retrocessione. Nel 1987 invece il posto di Simoni venne preso da Giuseppe Materazzi: l’ex centrocampista riuscì a emulare Vinicio, portando il Pisa alla salvezza grazie alla vittoria contro il Torino nell’ultima giornata di campionato. Giungiamo così al 1990, quando all’Arena Garibaldi si festeggiò quella che fino a poco meno di un mese fa rappresentava l’ultima celebrazione del passaggio in A. Quel successo, firmato da Luca Giannini, fu messo nelle mani di un altro tecnico emergente: il romeno Mircea Lucescu, portatore di una ventata innovativa in ambito tecnico tattico rispetto alla tradizione italiana. Anche in quel caso la scelta di Anconetani non venne ripagata, perché il Pisa scivolò nuovamente in B al termine dell’annata 1990-91, ma la carriera di Lucescu decollò.
M.A.
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