IL CONFRONTO. La rivincita del D’Angelo-bis e Maran a Brescia. Entrambi corrono più veloci dei nerazzurri

Il Pisa di Aquilani sta facendo meglio del D'Angelo-bis della scorsa stagione, nonostante una media punti inferiore. La panchina è stabile ma la concorrenza si fa sentire.

Il Pisa di Aquilani viaggia a ritmo più lento di quello del D’Angelo-bis della scorsa stagione. Con alle spalle ventisei giornate di campionato, i nerazzurri hanno conquistato trenta punti, per una media di 1,15 punti per gara. Non ottimale. Meno rispetto ai 45 punti ottenuti in trentadue partite da Luca D’Angelo nel suo secondo mandato da allenatore del Pisa (1,4 la media punti), che concluse undicesimo il proprio campionato, con i playoff persi a causa della sconfitta interna con la già retrocessa Spal. La panchina nerazzurra ha assunto una seduta scomoda dopo la finale playoff con il Monza.

Il primo ad essersene accorto – a spese sue – è stato Rolando Maran. L’allora prescelto dalla dirigenza per ripartire l’estate scorsa, in cerca di rivalsa dopo la negativa esperienza al Genoa, venne esonerato dopo il misero bottino di due punti in sei partite. Se allora Maran venne considerato giunto alla propria fase discendente, il suo arrivo da subentrato in una panchina altrettanto – anzi, più – complessa, come quella del Brescia, ha sbaragliato le carte in tavola. Ventuno punti ottenuti in quattordici partite, una media punti, 1,5, maggiore di quella di Aquilani, nonostante una squadra "immessa" in campionato, come il Lecco, dopo due giornate.

Lo stesso D’Angelo, dopo una fase di ambientamento iniziale, ha iniziato a far ingranare il proprio Spezia, ottenendo cinque risultati utili consecutivi e una risalita in classifica che spaventa in primis proprio il Pisa. Insomma, al momento chi ha lasciato Pisa ha trovato maggiore tranquillità e fiducia di quanto non vissuta la scorsa stagione. A godere di una fiducia apparsa praticamente incondizionata è invece Aquilani, in virtù della giovane età dell’allenatore, alla prima esperienza alla guida di una squadra professionistica, e della natura biennale del progetto, che sin da subito era proiettato a un lavoro disteso su maggiore tempo e non incentrato sull’hic et nunc, oltre all’ottimo rapporto dell’allenatore con la squadra.

Lorenzo Vero

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